La bacchettata

Ascoltando la ripresa alla Scala di un capolavoro di Verdi, Simon Boccanegra, nella messa in scena non memorabile di Federico Tiezzi (soprattutto per le scene di Pier Paolo Bisleri dov'è assente il protagonista: il mare), ci è venuto spontaneo definire «verdiano» il direttore d'orchestra, Myung-Whun Chung. Dirigere Verdi ed essere direttore verdiano non è un'equazione scontata. Troppi direttori per il difficilissimo Verdi preferiscono scorciatoie estremistiche: o il fracasso a strappacuore, o pallidi quanto vacui preziosismi. Il maestro Chung sta nel giusto mezzo, e accompagna a dovere i cantanti, calibrando le dinamiche sulla materia e sulla condizione vocale a disposizione. Lavoro di coesione di cui hanno beneficiato il Doge canuto del miracoloso Leo Nucci, lo statuario Fiesco di Dmitrij Belosselskij (basso magnifico, anche se ha perso le note più gravi), l'aitante Adorno del tenore Giorgio Berrugi (una bella promessa), la drammatica Amelia Grimaldi alias Maria Boccanegra di Carmen Giannattasio, lo sperimentato Massimo Cavalletti quale Paolo. Altro pregio verdiano non proprio comune: la cura dei «rapporti» fra i tempi e il momento psicologico, sempre cangiante, del dramma - emblematica la lenta circospezione con cui attacca la scena dell'agnizione, e il progressivo «muovendo» fino ad allargarsi nell'indimenticabile abbraccio fra padre e figlia.

Qualcuno lamenta che il suo temperamento non sia latino: bella scoperta, ricordiamoci anche i tanti virgulti mandati allo sbaraglio con l'idea che Verdi fosse facile zum-pa-pà, e ringraziamo per tanto rispetto e amore verdiani.

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