La bacchettata

Venti fanciulli inglesi, tonache porpora e colletti bianchi inamidati, si sono disposti ad arco davanti all'altare della Basilica di Santa Apollinare in Classe a Ravenna. Dietro avevano un fondale speciale, il blu cielo cobalto e il verde arboreo del sublime mosaico absidale. Le voci bianche della Cattedrale cattolica di Westminster di Londra si saranno trovate a loro agio, perché la loro sede è un edificio neoromanico ricolmo di elementi bizantineggianti. Questi ragazzi, addestrati in modo strepitoso, dotati di voci potenti e di qualità fuori del comune, cantano nelle funzioni sacre (insieme alle voci virili) soprattutto il gregoriano e la polifonia rinascimentale, secondo quanto voluto dal fondatore, cardinale Herbert Vaughan. Per Ravenna Festival i putti cantori hanno offerto un programma variegato: dal canto gregoriano ai mottetti barocchi, da Bach a Mendelssohn, senza il più piccolo scollamento o segno di disattenzione, con quei visi che sembrano usciti da un romanzo di Dickens o dal Giro di vite di Benjamin Britten. Non è un caso se il maggior compositore inglese del '900 era presente nel programma - quattro brani tratti dalla sua Missa Brevis, scritta proprio per il Coro della Cattedrale di Westminster.

Britten ha scritto per le voci bianche opere di straordinaria bellezza, tutte caratterizzate da un fascino particolare, un misto di innocenza e di dolore, sul crinale dell'ambiguità, perché intorno ai suoi cherubini gravitava un mondo di sofferenze segreto e indicibile. Complimenti anche al direttore-plasmatore, Martin Baker, e al valente organista, Peter Stevens.

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