Belle, giovani e canaglie: le bad girls sulla Croisette

Da Sophia Coppola a Francois Ozon, i registi raccontano adolescenti che si divertono a rubare o che si prostituiscono

Una foto di scena del film "The Bling ring" di Sofia Coppola
Una foto di scena del film "The Bling ring" di Sofia Coppola

Minorenni alla sbarra, adesso, un po' ovunque: dal terrorista-wrestler Dzokhar Tsaneev, 19 anni di faccia d'angelo e una scia di sangue dietro di sé, alla maratona di Boston, alle quindicenni del delitto di Udine, dispensatrici di miele contro i soldi d'un pensionato, che hanno strangolato come in un videogame, la cronaca rimanda di continuo a minorenni apparentemente normali, di fatto diabolici. Ragazzini che fanno paura, cresciuti tra tv, playstation e computer: per loro è tutto un gioco elettronico, dove la rete sociale della famiglia è sfondata da Facebook, app, cellulari sofisticati. Un mondo a parte, pieno di buchi neri. Non a caso, la prima mossa della polizia globale, in caso di crimine minorile, è studiare i profili dei delinquenti in erba sui social media.
Così non stupisce che Sofia Coppola, sensibile indagatrice del pianeta adolescente, abbia scritto, prodotto e diretto uno dei film più attesi al Festival di Cannes, The Bling Ring - in apertura della sezione Un certain régard, da noi esce il 19 settembre, distribuito da Bim -, centrandolo sullo sbando teenager. Qualcosa che la quarantunenne figlia di Francis Ford restituisce in digitale, profumandolo di spirito del tempo: feste selvagge e cinismo firmato, canne e alcol, genitori impotenti e bambinacce sexy, avide, fresche fuori e marce dentro. E partendo da un fatto di cronaca realmente accaduto a Los Angeles, nel quartiere dei Vip straricchi, Beverly Hills. Dove, tra ottobre 2008 e agosto 2009, una banda di adolescenti depredò le ville bilionarie di personaggi come Paris Hilton (in un cameo, starring se stessa), Lindsay Lohan, Orlando Bloom, Megan Fox, Kirsten Dunst, coinvolti nel film come nella vita vera. Furono loro, tra gli altri, le vittime di quei furti che fruttarono oltre 3 milioni di dollari alle ragazzacce che, pedinando in Internet celebri prede, sapevano quando e dove colpire. L'iconica regista americana stavolta mette un pugno di sconosciute - Taissa Farmiga, Erin Daniels, Katie Chang, Claire Julien - in mano a Emma Watson, già dolce Hermione in Harry Potter, qui leader della banda di ladre. Scatenata e cresciuta, Emma, shorts inguinali e trucco esagerato, si esibisce in una lap-dance perturbante, che spopola in rete (la Coppola è abbonata al palo, usato in Somewhere, Leone d'oro a Venezia 2010). Ciao maghetti, benvenuta bad girl. «Ero curiosa di questi ragazzini cresciuti, che postano continuamente le loro foto online, preoccupati di avere un loro pubblico. Per i riferimenti visuali, ho preso i cellulari dei miei attori, studiando le loro pagine su Facebook e My Space. Visivamente, questo mondo non appare così bello, come nei miei altri film. È solo più pop», spiega la talentuosa figlia d'arte, che ha dato due figlie, Romy e Cosima, al leader dei Phoenix Thomas Mars, sposato a Bernalda, provincia di Matera che ha nel sangue. Beniamina di Cannes, dove portò Le vergini suicide e Marie Antoinette, la cugina di Nicholas Cage usa per la prima volta la cinepresa digitale, creando un collage elettronico della vita adolescente contemporanea. A differenza del padre, che ama seguire epicamente personaggi più grandi della vita, Sofia Coppola, splendida Mary Corleone nel Padrino.Parte III (1990), preferisce fare un passo indietro rispetto ai suoi attori, portando lo spettatore dentro al personaggio. «I miei film non sono sull'essere, ma sul divenire. Ricordate Scarlett Johansson, che guardava Tokyo dalla finestra, in Lost in Translation? Lì lo spettatore proiettava i suoi sentimenti su di lei. È quel che faccio in The Bling Ring: racconto una storia dove si parla poco, per catturare il feeling dei giovani in modo seducente. Esploro le loro vite in divenire».
Anche il francese François Ozon, ora nelle sale con la commedia Nella casa, conferma la fascinazione da cattive ragazze: il suo Jeune et jolie, film in concorso a Cannes, esplora la sessualità adolescente, con molte scene bollenti. La giovane e bella diciassettenne protagonista (Marine Vacth) si prostituisce per piacere personale, oltre che per soldi, «tra quatto stagioni e quattro canzoni», dice il sottotitolo.

Tra Nuovelle Vague e uno spruzzo di Bunuel, questa «bella di giorno» premorale farà scalpore. Pare che il prolifico autore, Palma d'oro a Cannes con Swimming Pool (2003), volendo illustrare la pressione sessuale esercitata dalla società sui teenagers contemporanei, osi parecchio.

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