Marco Castoro
La vita privata di Claudio Brachino è piena di sorprese. Di Top Secret, per rimanere in tema con il programma che conduce su Canale 5.
Racconti un episodio off dell'inizio della sua carriera.
«Ero all''niversità la Sapienza di Roma, nel 1981 e il prof. Marotti della cattedra di Drammaturgia invitò Eduardo. Doveva essere lui a giudicare il nostro atto unico. Ma che cosa fece il grande maestro? Ci disse: Siccome in Italia i concorsi sono tutti truccati, lascio decidere a voi. I candidati leggeranno il loro testo e saranno gli applausi del pubblico a decretare il vincitore. E così fu. Io ebbi dieci minuti di applausi e De Filippo commentò ad alta voce: Ecco una penna che sa scrivere per il teatro. Ebbi l'onore di entrare nel suo gruppo con il compito di dare un'occhiata agli appunti buttati qua e là in qualche cassetto. Il maestro ci chiedeva di tirar fuori una commedia da quei suoi ritagli di idee abbandonati nel tempo».
E come è andata?
«Bene. Sono riuscito ad andare in scena con Mettiti al passo, ma la critica fu spietata nei confronti della commedia».
E De Filippo come la prese?
«Nonostante l'amarezza fu molto carino con me. Mi disse che quei critici ce l'avevano con lui perché li aveva sempre trattati male. Tuttavia mi diede due consigli che mi restarono scolpiti. Il primo: se vuoi continuare a fare teatro devi andare all'estero».
E il secondo?
«Avevo un cognome non adatto per il teatro. Mi cambiò Brachino con Brachini».
Brachino, qual è la cosa più stramba che abbia mai scritto?
«Una lettera d'amore alla cagnetta Beatrice. Mia moglie non la prese poi così bene. I cani ci danno una lezione d'amore per tutta la loro esistenza. Un amore perenne senza condizioni. Il cane non ti chiede chi sei, non ti chiede i soldi e non ti chiede nemmeno di cambiare. In cambio del suo amore incondizionato non ti chiede nulla».
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