C'è "Una storia da cantare" e ci pensa il prof Ruggeri

Su Raiuno tre puntate speciali dedicate ad altrettanti rivoluzionari musicali: De André, Dalla e Battisti

C'è "Una storia da cantare" e ci pensa il prof Ruggeri

Passati i tempi in cui erano «solo canzonette». Del peso anche culturale di quella che una volta si definiva musica leggera non dubita ormai (quasi) più nessuno. Almeno per alcuni suoi rappresentanti il professor Enrico Ruggeri (docente di Storia di musica italiana presso il Conservatorio di Milano; nonché popolare cantautore) parla apertamente di genio. «Erano dei geni. Anzi: geni rivoluzionari». Difficile non condividere, quando a rivoluzionare furono musicisti come Fabrizio De André, Lucio Dalla, Lucio Battisti. «Se togliamo poche altre grandi cose, come il Neorealismo, i Mondiali di calcio o gli ori alle Olimpiadi afferma il professor Ruggeri - nel nostro dopoguerra non sono stati molti i bei momenti vissuti dagli italiani Fra questi, certamente, le canzoni di questi tre grandi. Con esse hanno raccontato cos'eravamo. E cosa stavamo per diventare». E di cultura vera e propria sia pure «pop» - parla anche il direttore di Raiuno, De Santis: «Le storie di De André, Dalla e Battisti sono anche le nostra storia: le loro canzoni sono momenti della nostra vita. Chi di noi non ha almeno una nel cuore?».

E dunque, con una scelta che «non è contro-programmazione, ma solo andare in un'altra direzione», e che per questo Ruggeri definisce «coraggiosa ed innovativa», a partire da oggi in diretta dall'Auditorium Rai di Napoli (lo stesso della storica Senza rete anni 70) Raiuno dedica il suo sabato sera a Una storia da cantare: tre narrazioni condotte dallo stesso Ruggeri, assieme a Bianca Guaccero, «che saranno altrettante, grandi feste per celebrare vita, opere e contenuti dei suddetti tre geni. Narrazioni avverte Ruggeri - non convenzionali. E anzi a modo loro anche abbastanza rivoluzionarie. Niente show tradizionale, niente signore e signori, ecco a voi. Neppure una vera orchestra ma una band di 13 musicisti che non sfigurerebbero in tournée con Sting o Peter Gabriel». «E soprattutto - aggiunge la De Santis - nessuna sfilata d'interpreti messi lì a caso, solo per acchiappare pubblico o venuti solo per promuovere i propri dischi. Ma studiati invece secondo una precisa logica narrativa».

Così per la prima serata, dedicata a De André, ecco in collegamento (non casuale) dal porto vecchio di Genova lo storico collaboratore del Faber, Mauro Pagani. Ed ecco alternarsi ai cantanti in studio anche attori come Lino Guanciale o Elena Sofia Ricci («Ma di quel che faranno preferiamo non anticipare nulla»). E assieme ad interpreti classici prima fra tutti, ovviamente Dori Ghezzi - quali Massimo Ranieri, Ornella Vanoni, Loredana Bertè, PFM, ecco anche vari nomi «insoliti»: Anastasio, Morgan, Nek, Willie Peyote, The André. «Per celebrare la grandezza di De Andrè, infatti, abbiamo voluto anche sottolinearne la contemporaneità spiega Ruggeri - Per questo abbiamo scelto anche interpreti giovani, di un'altra generazione rispetto a quella di De André, che a lui devono parte del loro percorso ma oggi che lo interpretano a modo proprio, reinventandolo secondo il proprio gusto. Sempre nel rispetto di brani storici, certo. Ma in sostanza facendo quel che lo stesso Faber faceva: ribaltare le regole». Ciascuno dei cantanti ha scelto da sé il titolo da interpretare, «pescandolo magari fra quelli del cuore. Io stesso, ad esempio, canterò La canzone dell'amore perduto». E perfino Bianca Guaccero, «che non è una cantante ma canta come se lo fosse», duetterà con gli ospiti e farà assieme a loro varie incursioni a sorpresa. Finché, in conclusione dello show, utilizzando l'hashtag unastoriadacantare, i telespettatori potranno votare da casa l'esibizione preferita.

Il risultato vorrebbe essere il racconto articolato e anticonvenzionale di una vera rivoluzione musicale. «Quella di De André è la storia di uno spartiacque musicale conferma Ruggeri - C'è un prima e un dopo Faber. È già significativo il fatto che proprio lui, di estrazione benestante, abbia scelto di cantare gli ultimi, gli abbandonati, i dimenticati. Ma è certamente rivoluzionario che sia stato il primo a farlo partendo dalla loro estrazione sociale. E dunque esistenziale. Prima di lui i protagonisti delle canzoni non appartenevano ad alcuna classe. Cantavano, e basta. Così sabato sera scopriremo assieme cosa c'era dietro titoli amatissimi, come Bocca di Rosa, Via del Campo o Il pescatore. E quanto quelle storie abbiano influito sulla nostra».

Viste le implicazioni emotive e spettacolari che smuove, Una storia da cantare è probabilmente destinato «a diventare un format in progress - prevede il vicedirettore di Raiuno, Fasulo - Queste prime tre serate, infatti, potranno lanciare una vera e propria serie, con cui celebrare altri grandi protagonisti della canzone. Il primo che mi viene in mente? Pino Daniele».

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