Cultura e Spettacoli

Il capitano Tom Hanks prenota l'Oscar

Il capitano Tom Hanks prenota l'Oscar

E se fosse Captain Phillips - Attacco in mare aperto a vincere il prossimo Oscar? La pellicola (esce giovedì) affronta il tema della pirateria moderna attraverso il racconto di uno di questi assalti; un fatto realmente accaduto, di cui si conosce già l'epilogo. Eppure, nonostante quello che potrebbe essere un limite oggettivo, la regia sapiente di Paul Greengrass trasforma il fatto di cronaca in uno dei thriller mozzafiato più belli di questi ultimi anni. Non senza connotazioni politiche e giornalistiche. L'altro miracolo di Captain Phillips è averci restituito un Tom Hanks a livelli eccezionali, nuovamente a proprio agio in un ruolo finalmente alla sua altezza. E' lui il comandante Richard Phillips, protagonista, nel 2009, di un tragico sequestro, da parte di quattro pirati somali, con fuga su una scialuppa di plastica, braccati dai Navy Seals. L'essenza del film, però, va al di là del fatto di cronaca, declinandosi con venature più «impegnate», di riflessione sociale. Su quella scialuppa, si contrappongono due mondi, il cosiddetto primo e terzo, due culture opposte, due economie agli antipodi (chi ha e chi non ha). Non è un film tutto dalla parte americana, ma una pellicola che cerca di capire le «ragioni» dell'altro. I pirati (strepitosi gli attori che li incarnano) sono pescatori adolescenti, affamati, costretti dai clan a compiere azioni armate, con il miraggio del guadagno facile. Greengrass non li giustifica, né li assolve, ma lascia allo spettatore il giudizio morale. Gli scambi di opinione tra Muse (capo dei pirati somali) e il comandante americano, valgono il prezzo del biglietto. Scontri di volontà e di rassegnazione: «Mi sono spinto troppo oltre Irish, non posso tornare indietro» constata amaramente il sequestratore. I primi piani febbrili e volutamente mossi, lo spazio claustrofobico della scialuppa, il montare della tensione, inchiodano lo spettatore alla poltrona, a riprova che per fare un grande action movie possono bastare pochi metri quadrati.

E dei grandi attori.

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