Il capolavoro incompiuto di Orson Welles sarà salvato da Netflix

L'ultimo lavoro del regista era rimasto nel caos, tra mancanza di fondi, litigi e troppo alcol...

Il capolavoro incompiuto di Orson Welles sarà salvato da Netflix

Un film nel film. Un vecchio regista anticonformista di Hollywood, interpretato da John Huston, che prova a rimettersi in pista per fargliela vedere alla Nuova Hollywood, ma muore la notte dopo aver festeggiato settant'anni. E Peter Bogdanovich con Susan Strasberg, che litiga con Dennis Hopper, mentre Orson Welles, bevuto, alle corde, più sulfureo che mai, cerca di portare a casa un film amatissimo e sepolto da guai finanziari e legali. È la vera storia di The Other Side of the Wind, l'ultimo film incompiuto che Welles provò a girare dal 1970 al 1976, tra mille intoppi e cento disavventure personali, e che adesso Netflix annuncia di voler completare di tasca sua. Fantastico: la tivù che salva il grande cinema, con un colpo di cinefilia da cineteca di alto profilo. C'è nemesi, in questo. Soprattutto se si pensa allo streaming come ultima risorsa della Settima Arte boccheggiante: Netflix ha 93 milioni di utenti nel mondo e con la cultura fa anche soldi, pare.

«La promessa di poter portare al mondo questo lavoro incompiuto di Welles con la sua vera intenzione artistica intatta è un motivo di orgoglio per me e per Netflix. I cinefili e gli appassionati di cinema di tutto il mondo vivranno la magia di Orson Welles ancora una volta per la prima volta», dichiara Ted Sarandos, responsabile dei contenuti di Netflix. E mentre la generazione digitalizzata non ha mai visto una «pizza», il contenitore rotondo di metallo per le bobine di celluloide che costituiscono il film da proiettare, il New York Times pubblica le foto del produttore capellone Filip Jan Rymsza, che per anni ha cercato di portare a termine The Other Side of the Wind, mentre si china, reverente, sulle 1.100 «pizze» dell'opus incompiuto, conservate fuori Parigi in un magazzino dei Laboratori Ltc e trasferite a Los Angeles per la revisione.

Intanto il regista e attore Peter Bogdanovich, che insieme allo storico collaboratore di Spielberg Frank Marshall, produttore del film nel 1970, e a Rymsza, si è assicurato i diritti del film, ci rimette mano, sfruttando gli appunti di Welles in suo possesso. Un lavoro di amore e di amicizia che restituirà, nella sua bellezza, un'opera d'avanguardia concepita come un collage. L'altro lato del vento, infatti, è la ricostruzione di un party - con vari tipi di riprese fatte dagli ospiti e dai paparazzi - organizzato da Jake Hannaford (John Huston), regista anarcoide che muore dopo la sua festa. E se Welles, l'artista più dirompente dall'avvento del sonoro, che sconvolse l'America annunciando alla radio l'invasione degli extraterrestri, aveva cominciato il montaggio, ora si dovrà decidere che cosa tenere e quale ordine seguire. Come bussola, Bogdanovich (nel film è il giovane regista Books Otterlake) userà la sua intervista-dialogo col noto autore di Quarto potere, Il cinema secondo Orson Welles (Il Saggiatore), appena ripubblicato. «Era un tale divertimento recitare per Welles che non avevano più importanza la scena o quello che ti chiedeva di fare. Avresti fatto qualunque cosa per lui, e avresti potuto: lui sapeva renderti migliore di ciò che eri», scrive il 77enne Bogdanovich nell'introduzione. Certo, sarà una sciarada organizzare la remise en forme di questo opus di cui si favoleggia da decadi. Tanto più che per Welles il montaggio era come scrivere. «Un lavoro solitario», diceva, per il quale occorre avere senso del ritmo. «Se mai cercassi di insegnare a fare cinema, terrei la maggior parte dei miei corsi intorno a una moviola», ripeteva. Dopo più di quarant'anni di oblio, comunque, The Other Side of the Wind è a un punto di svolta e sono lontani gli anni Settanta, quando Welles fece promettere a Bogdanovich di completare il film, se gli fosse accaduto qualcosa.

Il regista e marito di «Gilda», la bomba sexy Rita Hayworth, iniziò il film nell'agosto del 1970 e s'industriò a terminarlo fino alla morte, nel 1985. In un mix di foto posate, riprese in 8mm, 16 e 35 mm, a colori e in bianco e nero, le scene de L'altro lato del vento hanno un sapore sperimentale tipico degli anni Settanta, evocati anche in un particolare: tra i finanziatori del film figurava lo Scià di Persia. Ma quando la rivoluzione, in Iran, gli fece deporre lo scettro, iniziarono i guai con gli investitori.

Ma perché è così importante completare questo film-monstre? A tale domanda il sito di Indiegogo, che promuove una raccolta fondi, risponde con una domanda: e se si ritrovasse uno spartito di Mozart, che era la sua ultima Sonata?

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