Sanremo 2015

Che barba la cantante barbuta

Somiglia a Pirlo, sarebbe piaciuta a Marco Ferrari. Ma serve solo a "truccare" il perbenismo festivaliero

Che barba la cantante barbuta

Presumo che, al momento di sottoscrivere il contratto e riscuotere doveroso compenso, i dati relativi al nome e al cognome dell'artista austriaco siano Thomas Neuwirth e non Conchita Wurst, ultimo fenomeno, dicono così, dell'eurocanzone e dell'eurovisione. Così accadeva con Mohammed Ali che firmava gli assegni «Marcellus Cassius Clay».

In verità proprio la visione della Conchita suggerisce un curioso paragone: a me ricorda assai «Abombazza» Vittorio Brumotti o, se preferite, Andrea Pirlo, soltanto che, rispetto al primo, non sa andare in bicicletta, anche se parecchi benpensanti russi vorrebbero farla pedalare, eppoi non possiede l'arte pedatoria e geniale del secondo la cui voce, tuttavia, è un rantolo. Sta di fatto che ci è voluto davvero tutto il coraggio di Sanremo per mettere assieme, non tanto il torpedone della famiglia Anania la sera prima della Conchita, ma la stessa Wurst nella puntata con Charlize Theron che, senza trucco e senza inganno, a volte senza altro, è roba davvero fenomenale. Ma così vanno le buone e belle cose festivaliere e dunque il cinquanta per cento, o meno, degli italiani ha potuto vedere e ascoltare la prestazione della cantante austriaca, terra raffinata e imprevedibile che aveva già offerto un protagonista a Sanremo nella persona di Udo Jürgens (lui sì vincitore dell'eurofestival), cantante con la Vanoni prima e con la Zanicchi poi, nei favolosi anni Sessanta.

Ora la Conchita sarebbe stata la preferita di Marco Ferreri al posto della fantastica Annie Girardot ne La donna scimmia , ispirato alla vera storia di Julia Pastrana, nata barbuta e pelosa, portata in giro nell'800 per circhi e piazze di ogni dove. Conchita è barbuta e di peloso ha il proprio giusto tornaconto, per il resto l'alibi illustrato da Conti, di averla scelta perché vincitrice dell'Eurofestival, si sbriciola nel giro di minuti uno. Non si ha memoria di partecipazioni agli ultimi Sanremo né di Emmelie de Forest, né di Loreen, né di Eli&Nikki, al primo posto delle ultime tre edizioni della canora rassegna continentale, prima dell'apparizione di Wurst proprio in concorrenza con la nostra Emma Marrone che della rivale disse: «Senza la barba non avrebbe chance». Il rasoio non intervenne e fu vittoria.

Va da sé che l'arrivo dell'austriaca al festival abbia provocato e provocherà pruriti e insinuazioni varie tra chi osserva il mondo dal buco della serratura, non pensando che l'uso del foro sia reciproco. La Wurth è un ossimoro sessuale e cantante, ribadisce il detto popolare «donna baffuta sempre piaciuta», è una drag queen e non un travestito, è un prodotto che attira, è una ditta che sa vendere. Tutto qui, non altro.

È bastato per andare a Sanremo.

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