Francesca Amé
D a quarant'anni studia i computer quale strumento artistico alla stregua di tavolozza e pennelli e la sua opera, un tempo di nicchia, ora è decisamente di moda. A farglielo notare, Miguel Chevalier, 58 anni, natali a Città del Messico, atelier a Parigi e progetti in mezzo mondo, sorride pacato. Lo abbiamo incontrato a Milano, dove da oggi al 28 agosto l'UniCredit Pavillion ospita la mostra Onde Pixel. Lo sguardo di Miguel Chevalier (ingresso libero). «Viviamo in una società informatica: è importante che gli artisti usino la tecnologia del loro tempo non in chiave apologetica ma per creare emozioni e per essere aperti alle nuove generazioni», dice il pioniere dell'arte visuale.
Lo vediamo nella prima parte dell'esposizione milanese, dove è proposta, in un allestimento suggestivo basato sul confronto diretto, la sua «lettura» di alcuni lavori (Castellani, Rotella, Veronesi, Schifano) tra i 60mila che appartengono alla collezione d'arte di UniCredit. È solo l'antipasto: una volta entrati nel salone centrale, «Onde Pixel», installazione inedita creata per l'occasione da Chevalier, dimostra quanto è bella l'arte digitale quando è fatta con intelligenza. «Fontana con i tagli e Klein con il monocolore avevano già esplorato il rapporto tra la tela e lo spazio: bisognava indagare altro», spiega Chevalier. Ed emoziona con la sua «pixel art»: la grande installazione è composta da sessanta diversi e vivacissimi pattern digitali ognuno dei quali dura, nella sua proiezione sul pavimento, qualche minuto.
Quando i sensori
localizzano la presenza di uno o più visitatori nella sala, l'opera si destruttura per far posto a un'altra immagine grafica, in un ecosistema perfetto di colore e musica, qui composta dal maestro Jacopo Baboni Schilingi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.