Non si contano le madri che vorrebbero avere una figlia modella. E diverte scoprire come tutte le mamme delle top model più note del secondo '900 - da Carol Alt a Marisa Berenson, da Jerry Hall a Isabella Rossellini - ritenessero le figlie prostitute, o le scoraggiassero dall'andare in passerella. Guardando Dietro il volto di una top model, docufilm di Timothy Greenfield-Sanders in programmazione il 24, 25 e 27 nel circuito The Space cinema, si scoprono molti dettagli inediti sull'affascinante vita da top. Jerry Hall, la texana divorziata da Mick Jagger, racconta che da ragazzina era piatta come Twiggy e aveva il mito di Parigi. Dove approdò per una gita, finendo all'ospedale dopo un incidente d'auto. La curarono con la penicillina e stette male: era allergica. Però le offrirono 800 dollari per non fare causa. Lei li prese e si comprò un bikini rosa e zeppe di sughero per caracollare sulla spiaggia di Cannes, dove la notarono e così ebbe inizio la sua fortuna.
Isabella Rossellini taccia di misoginia il sistema perché, passati gli «anta», una ditta cosmetica non volle rinnovarle il contratto da testimonial. Però il mestiere le insegnò a essere indipendente e a disciplinarsi: a letto presto, per evitare le rughe. «Mia madre Ingrid Bergman fece cinema come una suora va in convento. Per me fu diverso, anche se 28 copertine di Vogue m'hanno cambiato la vita», spiega l'ex-signora Scorsese, che soffre di non essere più invitata alle feste top, frequentate da sua figlia.
Più simpaticamente, la modella nera Beth Ann Ardison invecchia senza crucci e ricorda che sua madre temeva per la propria onorabilità. Negli anni '40 americani non solo la carriera di modella veniva equiparata al meretricio, ma le indossatrici nere non potevano neanche andare nei bagni dei bianchi, come narra China Machado, che si vide negare una copertina su Vanity Fair per colpa della sua pelle. La prima afroamericana messa in copertina da Vogue fu Beverly Johnson, nel '74. Rievoca invece Dalì, Cocteau e Picasso, Marisa Berenson. Fu la zia Elsa Schiaparelli, sarta di fama mondiale, a scongiurarla di non imboccare quella strada. Una strada pericolosa, dove «la polvere volava». Un giorno l'art director Lisa Taylor, che col binocolo sbirciava da dietro le spalle del fotografo Francesco Scavullo, nota che l'indossatrice Gea ha i buchi sulle braccia. «Forse abbiamo sfruttato quelle ragazze», commenta.
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