Mentre scriviamo è ancora nelle sale con War Horse che è arrivato a stretto giro di pellicola dopo Le avventure di Tintin: Il segreto dell’Unicorno, inoltre ha appena finito di girare un kolossal su Lincoln da più di 100 milioni di dollari e contemporaneamente sta lavorando a Robopocalypse dal libro di Daniel H. Wilson, un’altra megaproduzione che segna il suo ritorno al futuro della fantascienza da girare a giugno. Non contento Steven Spielberg sta producendo Men in Black III che uscirà in mezzo mondo il 25 maggio ed è anche sui piccoli schermi con due nuove serie tv, The River e Smash.
Troppo per un uomo solo? Non siamo così ingenui da non pensare che Spielberg più che un regista sia un brand, una vera e propria azienda, che trasforma da sempre quasi tutti i film in un blockbuster. Ma certo l’infinità di progetti da seguire a volte può giocare brutti scherzi. È il caso della serie tv Terra Nova il cui ultimo episodio è andato in onda negli Stati Uniti prima di Natale con una media di 7,18 milioni di spettatori (ma era partita con più di 9 milioni). Un dato che, in assoluto, non sarebbe male (Spielberg ha conosciuto pure la débâcle dei 2 milioni e mezzo di spettatori del precedente The Pacific), ma che non giustifica gli altissimi costi di una fiction di fantascienza ambientata nell’era dei dinosauri (per giunta criticati tecnicamente dagli appassionati) la cui puntata pilota è costata qualcosa come 20 milioni di dollari. Così l’altro giorno, al contrario di ciò che sembrava una certezza per Spielberg e gli altri produttori già con la seconda stagione in tasca, la Fox ha annunciato l’abbandono del progetto lasciando per strada gli spettatori orfani delle avventure della famiglia Shannon.
Un cambiamento di rotta che inclina, non poco, la popolarità di Spielberg, l’unico, tra i registi della cosiddetta New Hollywood, a macinare ancora successi. Gli altri grandi autori, anche amici, come Francis Ford Coppola, per non parlare di Brian De Palma, sembrano purtroppo essersi persi per strada. Coppola doveva rivoluzionare la visione al cinema in 3D con Twixt che invece non vedrà mai, probabilmente, l’uscita nei cinema (in Italia pochi fortunati l’hanno potuto vedere allo scorso Festival di Torino). Ma anche a Scorsese le tre dimensioni non hanno portato fortuna perché con Hugo Cabret, costato 170 milioni di dollari, ha incassato in tutto il mondo poco più della metà. Non va tanto meglio neanche al sodale di Spielberg, quel George Lucas che da più di una trentina d’anni vive di rendita con Guerre stellari. Ora s’è inventato la genialata, dopo aver spremuto la saga fino all’osso (sta producendo anche l’ennesima serie tv), di riproporla in 3D. Ma anche in questo caso gli spettatori non hanno gradito (42 milioni di dollari d’incasso negli States e 780mila euro da noi). Insomma sembra che ci sia uno scollamento tra il pubblico e questi grandi autori. Lo stesso Spielberg con War Horse s’è inchiodato in Italia ad appena 1 milione di euro d’incassi e a 79 milioni di dollari in America. E se un pochino meglio è andata a Le avventure di Tintin: Il segreto dell’Unicorno (soprattutto grazie agli incassi nel resto del mondo), le gatte da pelare per Spielberg non sono finite perché anche le sue due nuove serie tv, non esaltate né esaltanti, la paranormale The River e la musicale Smash, sono ferme a 4 e 6 milioni di spettatori. Con un’accoglienza particolarmente negativa per The River che, appartenendo al genere cosiddetto mockumentary (un finto documentario), è stata accostata - ma non era un complimento - al film The Blair Witch Project.
L’altra serie fantascientifica, recentemente prodotta da Spielberg, Falling Skies, nonostante sia stata bollata da Variety come «un fiasco spiacevolmente antiquato», è stata promossa in extremis alla seconda stagione. Ma Spielberg non ha cantato vittoria perché, non essendo uno sprovveduto, conosce bene quella di Pirro...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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