«Ti riempirò di piombo caldo!». Un conto è leggerla, la frase famosa di Tex, nella nuvoletta che esce dalla sua bocca. Un conto è sentirla da Tex in persona. Questa la trovata-paradosso di Tex contro Mefisto: portare i fumetti alla radio. È quel che accadrà a partire dal 29 ottobre su Radio2, dal lunedì al venerdì alle 16. Ogni puntata sarà anche scaricabile sul sito Radio2.rai.it, per un totale di dieci episodi che vanno a ricomporre una delle saghe più amate dai lettori del fumetto. E una volta che l'eroe di carta scritto da Gianluigi Bonelli e disegnato da Aurelio Galleppini si è trasformato in voce, chi poteva prestargliela, se non uno dei più popolari doppiatori italiani?
Francesco Pannofino, come parla un eroe di carta?
«Come se lo immagina chi legge il fumetto. Forse per questo la radio è più adatta del cinema, a materializzare un eroe inesistente. Evocativa per natura, e ideale nello stimolare la fantasia dell'ascoltatore, la radio rende concreto l'invisibile. Basta il suono degli zoccoli d'un cavallo, il soffio del vento che ulula, lo sfrigolìo dell'olio nella padella
e sei con Tex, a mangiare fagioli in mezzo alla prateria».
Ma a chi è venuta l'idea provocatoria di mettere i fumetti in onda?
«Tex alla radio c'era già finito otto anni fa; e già allora l'idea funzionò. Per questo, ad un anno dalla scomparsa di Sergio Bonelli, torniamo a proporre l'inossidabile mito del capo bianco del Navajos».
«Tex contro Mefisto» è un super-classico fra gli albi bre ranger. Le dieci puntate lo riproducono fedelmente?
«Per forza. I fan di Tex la conoscono a memoria, quella storia. Io stesso ricordo d'averla divorata quando, come molti, ebbi il mio «periodo Tex», fra i 13 e i 15 anni. Così il regista Armando Traverso ha ripreso la trama e perfino i dialoghi originali; quelli scritti nei fumetti, per intenderci. Affidando le voci dei personaggi-cult ad altrettante star del doppiaggio: Kit Carson è Rodolfo Bianchi, il perfido Mefisto è Roberto Pedicini, la malvagia Lily è Emanuela Rossi».
Tex Willer è più vicino al western spaghetti o alla sua parodia? A Sergio Leone o a Terence Hill?
«A nessuno dei due. A John Wayne, direi. È un classico, insomma. Sia pure con sfumature di cult. Nessuno definirebbe mai capolavori certi film di John Wayne. Eppure la gente li ama al punto da adorarne i limiti. E perfino i difetti.
Ma a lei che è la voce italiana di Clooney, Banderas, Washingthon, Rourke, che effetto fa recitare battute del tipo: «Ti scoverò fino all'inferno, per mille diavoli scotennati!»?
«Mi diverte da morire».
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