Il cinema «indie» a caccia dei fantasmi della società

Pellicola choc di Bastianello, virtuoso della telecamera

«Io sono per gli attori sporchi, o meglio sporcati di realismo. Oggi gli attori italiani sono tutti perfettini, mettono in scena un finto realismo. Interpretano il personaggio che dovrebbero essere. Ma, semplicemente, non sono». Fabio Bastianello dice di aver imparato, con la maturità (oggi ha 42 anni) la saggezza delle sfumature («la vita è tante verità, l'ho imparato con gli anni»), ma sui metodi con cui fare cinema non transige. Nato a Milano ma cresciuto a Pordenone, il regista veneto si è fatto le ossa tra spot tv e videoclip, ma si è fatto definitivamente notare con il lungometraggio d'esordio Secondo Tempo, mockumentary del 2010 che è un viaggio nell'universo ultrà, in specifico nella curva dei tifosi del Torino. La tematica della violenza, nel film di Bastianello, viene raccontata dal commento diretto degli ultras e delle forze dell'ordine. Un gioco tra fiction e realtà - tra l'altro girato in un unico piano sequenza di 105 minuti, prova titanica per cui è in attesa di entrare nel Guinness dei Primati - che è il marchio di fabbrica di questo artista.

«Il più alto punto ispirativo per me - rivela - è il neorealismo italiano, quel cinema che ha dettato stili e storie a tutto il mondo. Poi, se devo citare nomi stranieri, sicuramente Lynch e Tarantino». Suggestioni che riemergono, come un fiume carsico anche nell'ultimo film di Bastianello, GhostFinders, «in uscita - assicura il regista - nel prossimo autunno in Italia in 80 copie. Ma penso di poterlo presentare a qualche festival indipendente all'estero, tanto più che è recitato in inglese e sottotitolato». La storia di Ghost Finders - scritto e ideato insieme al sodale e produttore italo-americano Johnny Carlon - porta dritti nel paranormale: protagonisti, una squadra di cacciatori di fantasmi. Con un colpo di scena finale che, svela Bastianello, «spiega perché io, cultore del realismo, abbia rischiato su un tema di questo tipo. Non voglio svelarlo ma posso dire che più che di fantasmi si parla di fenomeni inspiegabili, anomalie elettromagnetiche visive e sonore.

E che forse i fantasmi della nostra società sono altri». La tecnica del mockumentary c'è ancora tutta: «I Ghost Finders in Usa esistono veramente - spiega il regista - e per registrare i loro fenomeni compiono azioni al limite del legale».

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