Cronaca locale

Più cinghiali che turisti: ecco la Roma della Raggi

L'avvistamento di intere famiglie di cinghiali a spasso per Roma, riapre il triste problema della pericolosità di questa fauna all'interno dell'ambiente cittadino. Problema che non vede al momento risoluzione o interventi efficaci da parte delle autorità

Più cinghiali che turisti: ecco la Roma della Raggi

Se c’è una cosa che il lookdown non ha colpito, almeno parlando di Roma, è la quantità di fauna selvatica che si è appropriata della città. Spinti dalla ricerca di cibo e sicuri di trovarlo in abbondanza nei cassonetti stracolmi di immondizia, ogni tipo di animale presente nella riserva di Monte Mario e in molte aree verdi scende per girare indisturbato in la città. La prime volte gli animali venivano ripresi con grande stupore da parte della popolazione, ora la cosa è entrata talmente nella normalità tanto da far parte nell’immaginario di animali come gatti o cani (che tra l’altro sono sempre meno presenti in città).

La cosa sarebbe quasi divertente se non fosse estremamente pericolosa vista l’entità degli animali che girano e rovistano per i cassonetti. Uno degli ultimi “avvistamenti”, ripreso da più cittadini è quello di un’intera famiglia di cinghiali (8 esemplari compresi madre, padre e 6 cuccioli ndr) in giro indisturbati per il centro nei pressi di Via Baldo degli Ubaldi. Pochi giorni prima l'avvistamento di altri sei esemplari usciti indisturbati dal giardino di una villa come fossero turisti in giro per monumenti. Tutti questi si ritrovano poi a rovistare e a condividere la spazzatura con topi, gabbiani, piccioni e ogni sorta di fauna che ormai è riduttivo chiamare selvatica visto in perfetto inserimento all’interno della città.

Le preoccupazioni che arrivano da più parti riguardano principalmente la pericolosità parlando di animali enormi e aggressivi come i cinghiali, ma anche la diffusione di possibili infezioni e la mescolanza tra più specie animali. Il 27 settembre del 2019 era stato stipulato un protocollo d’intesa consultabile tra la regione Lazio e il Comune di Roma per prendere atto della pericolosità proprio del cinghiale sottolieandone la pericolosità e istituendo anche una sorta di risarcimento per eventuali danni provocati da questi animali a cose o persone.

Nel Lazio, come in tutto il territorio nazionale, il cinghiale - si legge - rappresenta il principale fattore di conflitto tra specie animali e attività dell’uomo; i cinghiali sono da considerarsi animali pericolosi per la salute e l’incolumità pubblica, ai sensi della legge 150/92 ed inclusi nell’allegato A del D.M.19/4/1996, che ne proibisce la detenzione; i dati sugli incidenti stradali in ambito urbano e periurbano provocati dal cinghiale nonché le varie segnalazioni pervenute da cittadini, associazioni ed istituzioni della presenza della specie in ambito urbano sono indicativi dell’esigenza di attivare ogni strumento idoneo per limitare al massimo la presenta di tali animali; le autorità competenti in materia di tutela della salute pubblica e della pubblica incolumità, unitamente a quelle preposte alla gestione della fauna selvatica, sono chiamate a mettere a fattore comune, per raggiungere obiettivi e benefici condivisi, ciascuna in ragione delle proprie competenze, le rispettive risorse umane e strumentali al fine di mitigare il livello di rischio connesso al fenomeno

Tutto questo ovviamente nel rispetto della biodiversità, notizia che comunque mette al riparo gli animali dalla soppressione sconsiderata, ma che non mette comunque al "riparo" i cittadini dalla risoluzione del problema visto che ad un’anno di distanza, il problema non sembra essere stato risolto, al contrario sembra assumere caratteristiche di pericolosità e proliferazione maggiore.

Un problema questo, che non vede luce legato a stretto filo a quello dei rifiuti urbani che non è ancora stato risolto che rappresenta la principale fonte di attrattiva per questo tipo di fauna selvatica.

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