"Tra coca e miracoli chirurgici sono il Dr House di inizio '900"

Clive Owen (atteso al Film Fest) è la star della serie "The Knick" di Soderbergh. "Un personaggio scomodo nella cattiva New York dov'era facile morire"

"Tra coca e miracoli chirurgici sono il Dr House di inizio '900"

da Los Angeles

Clive Owen come Hugh Laurie: un attore inglese che interpreta un dottore americano in un serial «medico». Ma soprattutto il Dr. John Thackery di Owen in The Knick (ha debuttato l'8 agosto in Usa sulla tv via cavo Cinemax) si profila come sorta di antesignano del Dr House di Laurie, 100 anni prima. The Knick , creato da Steven Soderbergh, è infatti ambientato nel 1900 a New York, e il personaggio interpretato da Owen è un chirurgo tossicodipendente (soprattutto cocaina e oppio) con una personalità «abrasiva e un che di folle», stando alle parole dello stesso Owen. Nei 10 episodi della prima stagione di The Knick (di cui Owen è anche produttore) sono stati diretti tutti da Soderbergh; anche per questo è uno degli eventi televisivi dell'anno. In Italia andranno in onda in autunno in esclusiva su Sky Atlantic Hd dopo che Owen li avrà presentati venerdì 17 e sabato 18 alla nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma. La serie narra le vicende del Knickerbocker Hospital (da qui il titolo), e le vicissitudini del suo direttore Dr. Thackery, in una New York fin de siecle frenetica e sudicia, emozionante quanto pericolosa e dark. Splendida la scenografia dell'esperto in ricustruzioni storiche Howard Cummings. La storia segue i medici chirurghi, le infermiere e lo staff dell'ospedale, non ancora munito delle tecniche della medicina moderna (anestesia in primo luogo), con numerose incursioni sui terreni dell'horror e mistery. «New York inizio '900 era una città sporca e maleodorante, un luogo sia di innovazione che di rischio in cui tutti cercavano di ricavare il meglio in una città di opportunità, certo, ma dura e classista», dice il quasi 50enne Owen (li compie il 3 ottobre), protagonista di Closer , Children of Men , famoso dal 2000 con Croupier . «Ad ogni modo ricchi e poveri senza distinzione finivano tutti lì quando toccava andare sotto i ferri: al Knickerbocker Hospital».

Mister Owen, ci racconta l'episodio pilota?

«Thackery si risveglia stordito in una fumeria d'oppio a Chinatown, salta su una carrozza, si inietta cocaina liquida sfrecciando per i bassifondi del Lower East Side a Manhattan. Arriva al Knick, si ripulisce in tempo record e in una sequenza secondo me spettacolare cerca di salvare una donna incinta con placenta previa, una complicazione cha allora significava morte sicura per la madre e il nascituro».

Riesce a salvarla?

«In The Knick non c'è nulla di scontato, mettiamola così. Benvenuti nel 1900, un salto indietro nel tempo con brividi. Direi che si sta meglio adesso. Ma le emozioni erano fortissime, e per un dramma è proprio quello che prescrive il medico!».

Il «Knick» è un ospedale che non offre il massimo della sicurezza.

«No, ma c'erano chirurghi bravi che usavano tecniche all'avanguardia per l'epoca, e spingevano i limiti della medicina in un'era in cui la mortalità precoce era ancora altissima e non esistevano antibiotici. La penicillina è stata scoperta nel 1928, 28 anni dopo le vicende della nostra serie.

Com'è in realtà Thackery?

«Come dicevo, è un genio, ma ha anche qualcosa di folle, di spiacevole e ostico. È un personaggio ombroso e complesso. Che è la ragione prima per cui ho voluto interpretarlo: mi piace recitare ruoli scomodi, di uomini incasinati».

Un personaggio ispirato a un medico realmente esistito?

«Premesso che Thackery è frutto dell'immaginazione, Soderbergh dice di essersi parzialmente ispirato a William Stewart Halsted, un celebre chirurgo e professore di New York, anche lui un cocainomane. La cocaina dava coraggio ed energia, due cose che sia Halsted che Thackery hanno disperato bisogno, perché il conto dei morti aumenta e loro ce li hanno in parte sulla coscienza.

Molte serie tv di oggi si rivolgono al passato, pensiamo a Dowtown Abbey , Boardwalk Empire , Mad Men : sa spiegarsi perché?

«Perché ci si esamina meglio da una certa distanza, non si confonde l'albero con la foresta. Ed evitando di venir risucchiati nel vortice del presente ci si sente più liberi di narrare quello che si vuole.

E poi non credo che, tecnologia a parte, eravamo allora tanto diversi rispetto ad oggi. Però ci si nascondeva meglio: oggi non si può assumere sostanze senza che tutti lo sappiano subito. Per questo io non faccio niente!».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica