Coca, pistole e mammà, Saviano si prende la piazza di Berlino

Il film di Giovannesi tratto dal libro dell'autore di "Gomorra" è l'unica opera italiana in gara

Coca, pistole e mammà, Saviano si prende la piazza di Berlino

È nata una stella. Si chiama Francesco Di Napoli. Attualmente fa il pasticciere e si sveglia tutte le mattine alle cinque nella città di cui porta segno nel cognome. Ma, da oggi nelle sale, sul grande schermo, regge sulle sue spalle, da esordiente assoluto, tutto un film. Si tratta di La paranza dei bambini di Claudo Giovannesi tratto dall'omonimo bestseller di Roberto Saviano (Feltrinelli) che ha contribuito alla scrittura della non facile sceneggiatura con il regista stesso e con Maurizio Braucci, l'intellettuale militante a cui dobbiamo il racconto al cinema, preciso ma mai sociologico, di alcune realtà criminali, o anche del loro opposto, del nostro territorio di cui Gomorra, dieci anni fa, è stato solo l'inizio.

Nel film, presentato ieri in concorso con il pieno di applausi al festival di Berlino e prodotto da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra con Vision Distribution e in collaborazione con Sky Cinema e Tim Vision, Francesco Di Napoli interpreta Nicola che, insieme ai suoi amici quindicenni dai soprannomi inventivi come il taglio dei capelli - Tyson, Biscottino, Lollipop, O'Russ, Briatò - sogna, come qualsiasi adolescente, di comprare vestiti firmati, un motorino nuovo, un televisore grande da regalare alla mamma che ha una tintoria e deve pagare il pizzo, magari di fare una vacanza con Letizia (Valeria Aprea), la ragazza di cui s'è innamorato, fuori dal Rione Sanità dove abita. Ma, come sottolinea lo sceneggiatore Braucci che vive quella realtà, «esiste una fascia di ragazzi dai quindici ai venticinque anni che non vengono raggiunti né dalla scuola né dal lavoro». Così, ma non è certo una scusante, c'è chi, come il nostro gruppo di ragazzi, decide di prendere una scorciatoia giocando con le armi e immaginando di conquistare in sella a uno scooter, rigorosamente senza casco, il potere nel proprio Rione. «Tutto a posto», come ripetono in continuazione i tanti appartenenti ai vari clan camorristici che vediamo nel film?

Naturalmente quello del potere criminale non è un gioco da ragazzi e la realtà chiederà il conto con un prezzo da pagare altissimo per questi ragazzini che abbiamo purtroppo imparato a conoscere dal vivo quando vengono diffusi i video che li ritraggono intenti nelle cosiddette «stese», le sparatorie all'impazzata per terrorizzare un territorio. Che poi si tratta di piccolo cabotaggio, del controllo di una piazza di spaccio. «Chi entra nelle paranze - spiega Roberto Saviano - non ne esce. Ma per un po' svolta la vita perché se investe mille euro in cocaina nel giro di un anno gliene torneranno centomila».

La paranza dei bambini è un romanzo di formazione, ovviamente in negativo, e a suo modo un «coming-of-age» come gli anglosassoni definiscono le storie in cui viene seguita la crescita, psicologica e morale, di un giovane protagonista. Così la macchina da presa, precisa come la colonna sonora, non molla un attimo Francesco Di Napoli alias Nicola e ne coglie tutte le sfumature, anche quelle più impercettibili nel vuoto di uno sguardo spesso interrogativo: «Il tema dell'innocenza e della sua perdita - spiega il regista - era fondamentale nel libro. Così la macchina da presa doveva stare sui volti, vicino ai personaggi, per provare empatia. Io ho cercato di mostrare l'umanità dei personaggi senza giudicarli e spero che anche il pubblico condivida questo processo di conoscenza».

Impressionante il lavoro sul casting fatto dalla brava Chiara Polizzi che, insieme al regista, ha individuato i nove componenti del gruppo dopo aver incontrato più di 4000 ragazzi tra i 14 e i 18 anni che ieri hanno accompagnato a Berlino il film che li vede protagonisti anche se, hanno risposto quasi all'unisono, sanno bene che si tratta solo un film: «Noi resteremo sempre gli stessi andando a lavorare», dice Carmine Pizzo che interpreta Limone. Così chi sta facendo il barbiere o chi sogna di fare il cuoco dice che continuerà a farlo ma ringraziando per l'esperienza «che ha migliorato noi stessi».

Intanto ancora non sanno che verranno

visti in tantissimi Paesi, a giudicare dalle ottime vendite estere al mercato del festival, da mezza Europa e Turchia fino in India, Corea e Messico. Con un titolo internazionale per la verità un po' inquietante, Piranhas.

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