Le collisioni tra arte, scienza e cosmogonia: quando Stephen Hawking è spettacolo

A Spoleto anche una simulazione video dei processi fisici dal Big Bang a oggi

Le collisioni tra arte, scienza e cosmogonia: quando Stephen Hawking è spettacolo

Tra arte contemporanea e astrofisica è ormai attrazione fatale: le migliori produzioni creative in circolazione si nutrono delle ultime scoperte scientifiche e sempre più scienziati di prestigiosi laboratori Cern incluso - collaborano a progetti artistici. Che la fisica abbia influenzato la storia dell'arte non è una novità: senza le teorie della relatività di Einstein il Cubismo non avrebbe cavalcato così bene l'onda delle Avanguardie, per dire. Oggi tra i lasciti più fecondi in questo senso c'è l'ipotesi di una «teoria del tutto» divulgata da Stephen Hawking, il noto fisico matematico britannico scomparso lo scorso 14 marzo, che davvero tutto spieghi e tutto ordini. E se artscience è ormai parola corrente anche all'ultima fiera Art Basel una delle opere multimediali più commentate è stata Halo del duo artistico Semiconductor ispirato all'Atlas del Cern, il rilevatore di particelle che studia il Big Bang. Carsten Höller geniale artista tedesco e dottore in scienze agrarie ha ideato con lo scienziato Stefano Mancuso The Florence Experiment a Palazzo Strozzi di Firenze (in corso fino al 26 agosto): l'installazione-scivolo misura la reazione fisiologica delle piante di fagiolo dopo la ripida discesa in grembo ai visitatori ed è tra le mostre-icona del momento. Del resto due anni fa sempre Höller presentò all'Hangar Bicocca di Milano un luna park di «esperimenti artistici» centrando, fin dal titolo Doubt, il cuore della liason tra arte e scienza: «Sono le domande, i dubbi, a smuovere tutto», conferma Maria Teresa Venturini Fendi, presidente della Fondazione Carla Fendi che dal 1 al 15 luglio propone al Festival dei 2 Mondi di Spoleto una serie di eventi artscience per ragionare sulle domande utili al progresso del sapere.

Incantare il pubblico con un'installazione artistica sulla cosmogonia è un buon inizio, specie se la sede del lavoro (titolo elementare: La scienza) è l'ex battistero della Manna d'Oro, in piazza del Duomo: un'immersione spettacolare ma su basi rigorose, complice la collaborazione con l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e con la società Lucas di Federica Grigoletto che opera col Cern per la simulazione video dei processi fisici permette di viaggiare dal Big Bang ad oggi. Una storia del tempo che pare il corrispettivo video-artistico di quella divulgazione letteraria già ben orchestrata da Hawking: sarà interessante cogliere le reazioni della figlia Lucy, invitata a Spoleto per presentare il suo nuovo libro L'ultimo viaggio nell'Universo, in uscita il 3 luglio per Mondadori e rivolto ai lettori più giovani.

Arte e scienza collidono felicemente anche nei sotterranei dell'Armeria Lucrezia Borgia con Il mistero dell'origine. Miti Trasfigurazioni, raffinato progetto curato da Quirino Conti e scandito dal confronto tra 23 preziosi reperti dal II al IV secolo ritrovati nell'antica regione del Gandhra (oggi piana del Peshawar), in presito dal Museo della Civiltà di Roma e dal Mao di Torino, con esemplari di statuaria greco-romana del Museo Nazionale Romano e del Palatino. In un allestimento che evoca il mito della caverna di Platone osserviamo le diverse rappresentazioni del Buddha mentre sono accostate, tra similitudini e divergenze, ora alle rassicuranti teste di Apollo o Socrate ora agli intensi moti di Dioniso.

Seguiamo così due diverse geografie del pensiero filosofico-scientifico e della creatività umana: nella grotta del sapere c'è spazio per la rappresentazione del Demiurgo e del Nirvana, per il pensiero logico e la meditazione. A Est come a Ovest ciò che da millenni conta davvero è indagare il mistero delle origini e, di conseguenza, le ipotesi sul nostro futuro: quella «teoria del tutto» ancora oggi da dimostrare.

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