Giovanni Gavazzeni
Come da tradizione la presentazione della stagione d'opera e sinfonica del Teatro alla Scala si è tenuta nel ridotto Arturo Toscanini dei palchi. Il Sindaco di Milano e Presidente del Cda, Giuseppe Sala, ha brevemente sottolineato il florido stato delle finanze scaligere, con evidente giovamento per le ricadute e orgoglio visti i chiari di luna attuali. Ne consegue che la stagione ha numeri ragguardevoli, a partire dal numero delle produzioni (ben 15 opere). Il maestro Chailly e il Sovrintendente Pereira in tandem hanno illustrato i titoli a partire dell'inaugurazione che torna ad un'opera di Giuseppe Verdi: Attila, titolo già molto amato da un predecessore di Chailly, Riccardo Muti. Chailly ha parlato di trilogia della giovinezza di Verdi, dopo Giovanna d'Arco e prima di un futuro Macbeth, sottolineando essere il primo Verdi già manifestazione del suo genio. Per fortuna non siamo a metà del secolo scorso quando c'era chi distingueva tra Verdi minore e maggiore, tra Verdi bello e brutto. Anzi, Verdi aveva una sua estetica del brutto, il coraggio del «brutto», mutuato da un certo Shakespeare, dove gli estremi vivono insieme. Altri tre titoli verdiani accompagnano Attila. Si tratta de I Masnadieri, affidati all'estro del regista McVicar e del giovane Mariotti, e di riprese di Traviata (con il folgorante Chung) e Rigoletto nelle mani esperte di Nello Santi. Prosegue il discorso pucciniano con Manon Lescaut, di cui Chailly ha annunciato eseguirà la prima versione di Torino, con un mai ascoltato finale del primo atto.
Il repertorio barocco torna con un duo che promette faville (Robert Carsen regista e Giovanni Antonini direttore), insieme alla sperimentata esperienza della stella Cecilia Bartoli in Giulio Cesare di Händel. Due titoli straordinari del teatro di Richard Strauss, Arianna a Nasso ed Elena egiziaca, sono affidati alla bacchetta di Franz Welser-Möst, che torna alla Scala dopo l'infelice esito delle Nozze di Figaro. In Arianna debutta nella parte del Maggiordomo, il sovrintendente Pereira, che rassicura di avere già sostenuto il ruolo a Vienna e Londra. Magnifica presenza la rara Città morta di Erich Wolfgang Korngold (direttore Alan Gilbert e regista Graham Vick) e il ritorno di Gergiev, il quale porta insieme a Mario Martone un capolavoro di Musorgskij, la Chovantchina nella versione Sostakovic. Giusto spazio riservato all'Accademia della Scala con la produzione di Gianni Schicchi (dove dominus e insegnante sarà Ambrogio Maestri) con Woody Allen alla regia, insieme alla deliziosa Prima le parole e poi la musica di Salieri.
La «corazzata» scaligera propone anche otto concerti della Filarmonica (Chailly, Chung, Viotti, Mehta, Metzmacher e Dohnanyi) e poche ma altrettanto attese ospitalità, MusicaAeterna e Currentzis, la Filarmonica di Vienna e quella del Festival di Lucerna. Insomma un ricco banchetto, a cui sono invitati gli abbonati e gli ospiti di Milano, che indica lo stato di salute ottimale delle finanze (e quindi dell'arte) nel maggiore teatro del Belpaese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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