Gentile ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, ma qualcuno, tra i suoi validi assistenti, le ha fornito i dati relativi agli incassi cinematografici dei film italiani? Quelli che lei, per decreto, avallato dal Consiglio dei ministri, ha deciso di rendere obbligatori per legge, costringendo le tv (non a caso, contrarie) a programmarli in prima serata, infischiandosene del gusto del pubblico? Forse, l'aiuterà un breve ripasso dei numeri di un mercato che, fino a prova contraria, in una democrazia, ha ancora il suo peso.
Come lei (probabilmente) saprà, la stagione del grande schermo 2016/2017, chiusa lo scorso 31 luglio, ha registrato il punto più basso del gradimento, tra chi paga il biglietto, del cinema di casa nostra. Non era mai infatti successo che, tra i primi dieci incassi della stagione, non vi fosse nemmeno una pellicola italiana, filmografia, ormai, relegata nella serie cadetta delle preferenze. Solo L'ora legale e Mister Felicità sono riusciti a superare il tetto dei 10 milioni al botteghino, unici due nostri rappresentanti nei magnifici venti.
Non serve essere ragionieri per calcolare nel 10% (dodici mesi prima eravamo al 25%) la nostra presenza tra i più visti. La quota di mercato? Calata, anzi crollata dal 30% al 18,55%. Biglietti venduti? Peggio che andar di notte, con un dato praticamente dimezzato, scendendo da 31,3 a 17,6 milioni di tagliandi staccati. Crede sia cambiato qualcosa nei primi mesi della nuova stagione? Purtroppo, ci duole informarla che, al momento, siamo ancora fuori (dati dall'1/8 al 2/10) dai primi dieci incassi.
Del resto, senza andare troppo in là nel tempo, Le basterà guardare il box office dell'ultimo fine settimana, che mandava nelle sale alcuni dei titoli più importanti passati per Venezia. Ebbene, Una famiglia, con Micaela Ramazzotti (mica l'ultima arrivata) sa quanto ha totalizzato in quattro giorni? Solo 41.100 euro (con 66 schermi a disposizione). Il contagio, con Salemme e la Foglietta? Un poco meglio, ovvero 76.555 euro, ma lontani dal decimo posto del weekend (Cattivissimo Me 3, già in giro da sei settimane, che ha incassato ancora 297.433 euro). Pensi che l'unico a non naufragare completamente è stato il gradevole Chi m'ha visto (sì, è vero, sembra un titolo profetico), sesto con 490.307 euro, forte delle comparsate televisive e radiofoniche e dei 286 schermi di programmazione.
Insomma, gentile ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, a proposito del suo autarchico voler imporre per legge, a chi torna a casa già stanco dal lavoro, film che, dati alla mano, in pochi vogliono vedere, ma di cosa stiamo parlando?
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