Cultura e Spettacoli

"Così ho scoperto che il mio vero padre era il mito Modugno"

A 25 anni, Fabio Camilli riceve una telefonata da una ex. Che gli svela di chi è figlio in realtà

"Così ho scoperto che il mio vero padre era il mito Modugno"

Nell'estate del 1987, Fabio sta per finire il servizio militare. Ha venticinque anni e di cognome fa Camilli, come il padre Romano (storico collaboratore di Garinei e Giovannini al Teatro Sistina), con cui ha un rapporto pessimo; la madre Maurizia Calì, invece, per lui è una fata, «bellissima, bravissima», anche se l'ha sempre vista poco, presa com'era dalla carriera di ballerina, coreografa, regista. Ma una telefonata di una ex, fidanzata con il suo amico Marcello, gli svela la verità: suo padre non è il mal sopportato Romano, bensì Domenico Modugno. Lui. Il mito nazionale, con il quale la madre ebbe una relazione segreta durante la tournée di Rinaldo in campo. E l'amico Marcello, cioè uno dei tre figli nati dal matrimonio di Modugno con Franca Gandolfi, insieme a Marco e Massimo, è il suo fratellastro. Non solo: amici, parenti, conoscenti lo sapevano praticamente tutti.

Che Fabio Modugno, nato a Roma, nel 1962, sia il quarto figlio «segreto» di Mimmo, è ormai un fatto diventato di cronaca, essendo la vicenda finita in tribunale (dove è rimasta per quasi vent'anni...), fino al riconoscimento di paternità sancito dalla Cassazione nel 2019, tramite la prova del Dna; ma ora Fabio Modugno, attore al cinema (con Bellocchio e Piccioni), a teatro (sempre con Bellocchio, e con commedie sue come Trompe-l'oeil e Panama) e in tv (nella serie su Padre Pio con Michele Placido, per esempio) racconta la sua storia in Fratellastri (Mondadori, pagg. 336, euro 20), un memoir familiare in cui fa capolino una parte della storia del mondo dello spettacolo italiano.

Una storia un po' incredibile.

«Lo dica a me. È anche per questo che ho avuto bisogno di scrivere il libro».

Davvero non aveva mai sentito Romano come il suo vero padre?

«È così, ma non credo sia stato per un intuito mio; piuttosto, quando un padre non sente che sei suo figlio, ti trasmette chiari segnali di rifiuto. Fra noi non c'è mai stato un rapporto, se non di violenza, prepotenza e poca considerazione».

E ha scoperto tutto con una telefonata... Della sua ex, Silvia, fidanzata con il suo fratellastro...

«È stato surreale. Ho pensato che fosse uno scherzo, ma si capiva che Silvia non scherzava. Provo gratitudine per questa ragazza, che ha avuto il coraggio di rompere il muro di omertà che mi circondava: nella mia vita è una piccola eroina, con un coraggio che nessun altro ha avuto, neanche il mio migliore amico. Il mio era il segreto di Pulcinella, uno spettacolo nello spettacolo, che nessuno aveva avuto il coraggio di interrompere».

Neanche la somiglianza impressionante l'aveva mai fatta sospettare?

«La somiglianza fra me e Marcello era un gioco; mi era successo di essere scambiato per lui, o per Marco o Massimo, ma non mi era mai venuto in mente che potesse esserci un legame di sangue fra noi».

Insomma scopre la verità, e non dice niente a casa.

«No... Per tantissimo tempo non dico nulla. L'idea di andare contro mio padre, di cui avevo il terrore, e di rompere il rapporto con mia madre, che era un rapporto di amicizia - perché madre non era proprio nel Dna, ma come amica era fantastica - era qualcosa di troppo grande per me: avevo 25 anni, pensavo che il tempo fosse infinito e, soprattutto, dovevo crescere, per diventare abbastanza forte. Ci ho messo un po' di più».

È vero che suo padre, Modugno, confessò la sua esistenza in un momento in cui era stato male?

«Sì, era stato male e, come è successo a me qualche anno fa quando ho avuto il linfoma di Hodgkin, forse ha fatto dei bilanci; e, in uno di questi bilanci, ha sentito il bisogno di confessare la mia presenza alla sua famiglia. Poi, per coincidenza, i suoi figli già mi conoscevano. C'è un ragazzo, dovrebbe chiamarsi Fabio Camilli.... E loro: Ma chi, Fabio?».

Come eravate diventati amici?

«Frequentavamo gli stessi posti, ci eravamo stati simpatici, c'era una affinità. Con Marcello, in particolare, avevamo in comune la musica e tante cose. Quando ho saputo che eravamo anche fratelli, io l'ho visto come un valore aggiunto; loro forse all'inizio sì, poi no...»

E dopo i risultati del test del Dna non hanno detto niente?

«Niente. Siamo ancora in piena battaglia legale, dopo il riconoscimento di paternità».

Quello che cambia tutto è un articolo sul Foglio, nel 2001.

«Sì, quel pezzo di Pierluigi Diaco è lo spartiacque che ha scoperchiato questa piccola pentola. Anche per me è stato scioccante vedere rivelata questa cosa, che io stesso avevo voluto tenere nascosta per tanto tempo: mi sono ritrovato senza pelle, ma loro hanno scelto di rinnegare questo nostro legame».

E sua madre che cosa le disse?

«Che mio padre voleva sapere di me, vedere le mie foto, ma lei aveva scelto di allontanarlo. E lui non ha insistito. Credo che entrambi abbiano scelto ciò che era meglio per loro: sono stati entrambi egoisti, hanno pensato a loro stessi, e non a me, che ci sarei andato di mezzo».

Ha mai incontrato suo padre?

«Mai».

Non ha rimpianti per questo?

«Sì, certo. Ho del rammarico, perché penso fosse una persona straordinaria ed era anche mio padre. Forse ho anche il rammarico di non avere avuto il coraggio di provare a incontrarlo. Quando Romano è morto ho avuto un lungo tempo di elaborazione, non facile; poi mi è balenata l'idea di trovare un modo per incontrare mio padre ma, nove mesi dopo, è morto anche lui, ed è finita lì».

Come lo vedeva prima, e dopo aver saputo che Modugno era suo padre?

«Come artista l'ho scoperto da grande, suonando la chitarra e facendo l'attore. Poi, dopo, l'ho apprezzato ancora di più: attraverso le canzoni ho cominciato a conoscere qualcosa di lui, della sua sensibilità, della sua anima poetica, di come esprimeva l'amore. È stato l'unico modo per conoscerlo, l'unica parte di lui che abbia conosciuto».

Come vive una somiglianza fisica così forte?

«All'inizio, quando l'ho scoperto, e ho scoperto che tutti lo sapevano, con imbarazzo. Mi ero anche fatto crescere i baffi, suonavo la chitarra... Chissà come ero ridicolo, senza saperlo.

Ho dovuto guardare le sue immagini a lungo per appropriarmene e, ora, credo di esserci riuscito, perché tutto è stato chiarito: e non è un problema, che un figlio somigli al padre».

Commenti