Così nasce la fama gigantesca di un piccolo grande uomo

Nel racconto di Enrico Ruggeri la vita di un professore, affetto da nanismo, a cui il successo in tivù cambia la vita

Così nasce la fama gigantesca di un piccolo grande uomo

L'Italia di oggi era il programma di punta del pomeriggio televisivo: un contenitore (lo definivano così) che trattava di spettacolo, gossip, costume, cronaca nera, per tastare il polso al paese reale. Quel giorno era stata scelta come sede della puntata la scuola Tito Livio: la preside, non senza qualche reticenza, aveva acconsentito (...)

La scuola era lo studio centrale: seduti su una cattedra posizionata in cortile i due conduttori lanciavano servizi di ogni tipo (un cantante che cucinava e la volta dopo la scena di un delitto passionale), per poi riprendere la linea e intervistare, secondo una scaletta prestabilita, alcuni dei protagonisti della vita dell'istituto.

Come spesso accade in questi casi i telespettatori si stavano divertendo a osservare lo spettacolo della normalità che, distorto dal tramite televisivo e reso più intrigante dagli autori e dal conduttore, assumeva nuove connotazioni: ognuno recitava la parte che era solito recitare nella vita, si trattava solo di enfatizzare i toni e le emozioni. Gli autori avevano già notato Antonio Palma e avevano deciso di tenere il suo intervento per ultimo, a cavallo della pubblicità: il conduttore, sapientemente imbeccato, un paio di volte aveva detto «E il meglio deve ancora venire, tra poco vi faremo conoscere il vero personaggio di questa scuola!»

Il finale col botto superò ogni previsione.

«Antonio Palma, ma tutti lo chiamano Toni».

Seduto su un trespolo da bar cominciò a rispondere a qualche domanda generica, fatta per metterlo a suo agio e fargli abbassare la guardia. Quando il suo intervistatore, per evidenziare il suo handicap (un consiglio degli autori) gli disse a bruciapelo: Toni, puoi scendere dalla sedia e venire vicino a me? lui lo raggiunse dicendo: Non vorrei farti fare brutta figura!.

Applauso generale.

L'intervista andò magnificamente, con Toni che si prendeva in giro da solo: a un certo punto il suo interlocutore, preso dall'entusiasmo, arrivò ad abbracciarlo. Gli chiesero di lanciare la pubblicità e lui aggiunse «Però voliamo bassi!»

Questa volta gli astanti esplosero in un boato. Nella seconda parte il conduttore cercò di portarlo su un terreno più strappalacrime: le battute del nostro insegnante di matematica resero il tutto spettacolare, commovente, divertente, leggero.

La sua capacità di sdrammatizzare, frutto di anni di fatica interiore, era così efficace che venne lasciato in video per una ventina di minuti, incontrastato e graditissimo protagonista.

Il collegamento terminò con un altro lungo abbraccio tra i due uomini, entrambi, per motivi diversi, molto commossi: un minuto più tardi, mentre tutti si congratulavano con lui, un autore lo prese da parte e gli domandò il numero di telefono.

Rientrando verso casa non si accorse che tutti lo guardavano: era abituato ad essere al centro dell'attenzione, non poteva certo rendersi conto del fatto che le occhiate non erano le stesse di prima: non più furtive e permeate di commiserazione o, peggio, di derisione, quelli erano sguardi compiaciuti, incuriositi, in certi casi trasmettevano addirittura ammirazione. due ragazzi, alzando il pollice, gli strizzarono l'occhio e una signora lo salutò come se lo conoscesse da sempre.

Il primo invito arrivò subito, lo chiamarono come ospite in un talk show. Stimolato dal conduttore, questa volta un famosissimo uomo di televisione, settant'anni spesi a raccontare vite, mietere successi per sé e per molti nuovi personaggi da lui scoperti, Toni Palma replicò l'ottima figura del suo esordio: il suo interlocutore lo portò sapientemente su un terreno diverso, lo fece parlare della sua infanzia, dei suoi problemi, di quello che aveva subito. Antonio fu spiritoso e accorato, ironico e intenso. Piacque al pubblico e agli altri ospiti, una giovane attrice lo definì «un uomo interessante»: lui si immaginò Clelia che lo guardava da casa e non riuscì a fare a meno di pensare anche a Falcon, che malgrado la bella presenza e i muscoli a vista era passato completamente inosservato... Venne congedato con queste parole: «Toni, ci hai dato un grande insegnamento di vita, davanti a te ci sentiamo tutti più piccoli».

La domenica successiva era già ospite nello show del pomeriggio.

Il fatto che il gettone di presenza fosse pari a un mese del suo stipendio non fu l'unico motivo per il quale accettò: gli piaceva tenere banco, in fondo doveva solo fare davanti alle telecamere quello che faceva da sempre, rendersi simpatico per essere accettato. Quando uscirono sui rotocalchi delle fotografie scattate a sua insaputa davanti alla scuola, cominciò a capire che la sua vita sarebbe cambiata, almeno per un po' di tempo.

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