Cultura e Spettacoli

Così ti (ri)costruisco il futuro del mondo, tra clima, migrazioni e disuguaglianze

Si apre il 22 maggio, in presenza. Cinque temi. E uno sguardo sull'islam...

Inevitabilmente non sarà la stessa Biennale di Architettura che avrebbe dovuto inaugurare un anno fa, però la domanda contenuta nel titolo «How will we live together?» indicava già la strada di un cambiamento radicale nel concepirne la funzione sociale e politica, nonché della necessaria trasformazione della mostra come evento. Nella conferenza stampa in remoto di ieri, il presidente Roberto Cicutto e il direttore Hashim Sarkis hanno sottolineato come in questi mesi le piattaforme virtuali abbiano consentito di implementare la crescita del progetto e l'ideazione di nuovi contenuti. E siccome la storia non torna mai indietro, il primo effetto sarà quello di rendere visibili i materiali ben oltre la durata di una mostra e di un festival, consultabili da studiosi a distanza e a lungo, infrangendo cioè quei limiti spazio-temporali che la nostra epoca postpandemica non può più permettersi.

In ogni caso l'appuntamento è fissato al 22 maggio, giorno di inaugurazione della 17ma Biennale di Architettura. Un rischio ottimistico? Cicutto dice di no, che sono pronti ad applicare i protocolli di emergenza sanitaria, che si potrà accedere attraverso prenotazione e che il pubblico sarà contingentato. Troppo è il desiderio di assistere finalmente a una grande mostra internazionale, simbolo di una auspicata ripartenza per la cultura tutta.

Qualcosa è cambiato, altro no e i temi proposti da Sarkis girano intorno alla crisi climatica, alle grandi migrazioni, alle disuguaglianze socioeconomiche. Il direttore ha illustrato i sette punti cardinali della manifestazione che durerà a Venezia fino al 21 novembre. Condividere sulle piattaforme social i momenti dell'installazione e del backstage. Offrire altri media oltre al catalogo tradizionale (molto efficace l'immagine coordinata affidata a Omnivore inc, studio al femminile tra New York, Portland e Los Angeles). Un rapporto speciale con la Biennale Danza che si accentra sulle tematiche del corpo. Una serie di eventi, workshop, convegni disseminati nei sei mesi della mostra tra reale e virtuale, ove si affronteranno questioni che includono anche lo sport e la sostenibilità. Le esposizioni collettive in Laguna oltre alla selezione ufficiale. Mostre satellite proposte in giro per il mondo alla fine della Biennale.

Programma ricco insomma e fa discutere la collaborazione con il Victoria&Albert Museum nella progettazione di un padiglione delle arti applicate incentrato sull'architettura islamica a Londra nel segno della multiculturalità, certamente cambiata rispetto a vent'anni fa e ancora piuttosto urgente. Per quanto riguarda le aree tematiche, si annunciano «cinque scale», tre all'Arsenale e due al Padiglione Centrale: «Among Diverse Beings», «As New Households», «As Emerging Communities», «Across Borders» e «As One Planet».

Simbolico il Leone d'Oro alla memoria assegnato a Lina Bo Bardi, l'architetta italiana naturalizzata brasiliana. Leggendo alla veloce l'elenco degli invitati, folta più del solito la nostra rappresentanza.

Nessuna indiscrezione invece sul Padiglione Italia, curato da Alessandro Melis, intitolato alle «comunità resilienti».

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