All’inizio né Rai né Mediaset lo voleva. «No, ci dispiace - rispondevano - quello che vorreste realizzare sono delle riprese televisive di un accadimento teatrale. Non è televisione. Noi qui facciamo televisione». Poi il carrozzone di Zelig ha vinto, le telecamere sono entrate negli angusti spazi del club di viale Monza 140 a Milano in un crescendo di successi da far girare la testa. Conclusione? Guardate oggi, mentre Zelig festeggia «la laurea» con il libro Zelig, 25 anni di risate, ogni venerdì su Canale 5 vince ancora la battaglia dell’audience sbaragliando tutti i concorrenti.
Bella soddisfazione per un gruppo di amici (guidato da Gino & Michele e Giancarlo Bozzo) che, a metà degli anni Ottanta, decise di ritrovarsi alla periferia Nord di Milano per stare insieme e fare musica ma soprattutto teatro comico e cabaret. Un passaggio di testimone della cultura popolare milanese; mentre il mitico Derby, in zona San Siro, chiude le porte alle notti folli di Jannacci, Fo, Gaber, Cochi e Renato (ma anche intellettuali come Bianciardi ed Eco) allo Zelig si formano Claudio Bisio, Paolo Rossi («crebbi lì perché alla scuola del Piccolo non mi presero: all’esame di mimo parlai»), David Riondino, Gioele Dix, Leonardo Manera, Aldo Giovanni e Giacomo per citare solo alcuni dei pionieri. Tutti a far sghignazzare il pubblico in una saletta con meno di 100 posti a sedere, cui ne venne affiancata - a gentile richiesta - un’altra piccola per far entrare più gente possibile. Gino & Michele ricordano ancora l’inaugurazione, nel maggio 1986, «dove si riversò talmente tanta Milano che venne bloccato l’intero viale Monza. La straordinarietà di quell’evento fece capire che Zelig sarebbe entrato di prepotenza nella cultura della città». Ma il grande balzo verso il successo nazionale era ancora di là da venire. Zelig nasce nei locali di un ex Casa del Popolo da cui era nato il Tricheco, un sanguigno locale da ballo beat (dove si esibivano Celentano, Ricky Gianco, Quelli con Teo Teocoli alla voce) che faceva da controcanto ai fighetti del Piper di Roma. Ma il Piper si esaurisce con la breve stagione del beat; Zelig diventa quel fenomeno di costume che tutti conosciamo. Il mago Forest, Enrico Bertolino, Ale & Franz, Antonio Albanese, Checco Zalone, Marco Della Noce nei panni dell’uomo-guida di «Soccmaker» Oriano Ferrari sono solo alcuni dei mille personaggi nati da quella palestra d’ardimento. «La mia testa era piena di personaggi - ricorda Della Noce - ma dove trovare una buona clinica per dare alla luce le mie idee? Dopo lungo girovagare trovo lo Zelig Hospital, prenoto una TAC e mi riceve il primario in persona: Giancarlo Bozzo». Con questo metodo s’è formata la squadra di campionissimi che ha sfondato anche al cinema.
Il debutto televisivo è del 1996, una festa in seconda serata su Italia 1 intitolata Buon compleanno Zelig. Dieci anni di risate, e condotta da Giancarlo Bozzo con la Gialappa’s Band. Sembra una meteora, ma l’anno dopo la scombiccherata banda torna con Facciamo cabaret (il primo nome dello show) per otto puntate, con capocomico Claudio Bisio. La terza edizione si allunga a dieci puntate con alla guida Simona Ventura ed è il successo. «Una mattina - ricordano gli autori - accade che in un giardino una bambina, mentre va sull’altalena, canta la sigla di Facciamo cabaret, lì abbiamo capito che la scommessa era vinta». Dall’anno dopo si passa in prima serata con Massimo Boldi, e da allora si ride senza tregua e Zelig diventa un classico della tv.
La ricetta? Si potrebbero tentare mille spiegazioni sociologiche ma forse basta dire che i personaggi di Zelig sono davvero bravi e divertenti, o forse che sono schierati senza apparire faziosi. O ancora, più semplicemente, basta sottolineare che il comico è «il tragico visto di spalle» e di tragedie - soprattutto oggi - ne abbiamo davvero abbastanza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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