Cultura e Spettacoli

Dai cantieri alla Corona. Archer racconta un secolo d'Inghilterra

Arriva l'ultimo volume del ciclo dei Clifton capolavoro di uno scrittore "autobiografico"

Dai cantieri alla Corona. Archer racconta un secolo d'Inghilterra

Una lunghissima saga familiare che attraversa quasi tutta la storia britannica, e non solo, del Novecento. Una vicenda che mette a confronto due casate, una partita dal basso, l'altra di antica ricchezza e che incrocia i destini degli individui attraverso le due guerre mondiali, lo spionaggio, il mondo degli affari, gli inviti a Buckingham Palace, il lavoro nei cantieri navali, le passeggiate nelle grandi tenute di campagna, gli ospedali e la vena creativa di scrittura che nella vecchia Inghilterra ti può far diventare Lord e incontrare la Regina.

Ridotto al minimo sindacale (ovviamente un sindacato degli equivalenti britannici dei camalli), questo è ciò che anima la saga dei Clifton di Jeffrey Archer, di cui l'1 ottobre arriverà in libreria, per i tipi di HarperCollins, l'ultimo e definitivo volume, il settimo: Questo fu un uomo (pagg. 544, euro 12,90, traduzione di Seba Pezzani). Ormai la vicenda dei Clifton e dei Barrington ha coinvolto milioni di lettori nel mondo (in totale Archer ha venduto 330 milioni di copie) tanto da diventare una sorta di archetipo della saga storico-familiare che, per altro, in questo periodo va molto bene anche in Italia, basti pensare ai Leoni di Sicilia di Stefania Auci.

Il successo in questo caso è dovuto sia alla penna di Archer, sia al fatto che la trama che abbiamo compresso in poche righe è sì di fantasia, ma pesca a piene mani nel vissuto dell'autore. La biografia di Jeffrey Archer, Barone di Weston-super-Mare, è di per sé un romanzo fatto e finito. Nato a Londra, classe 1940, figlio di un pittore, cresciuto nel Somerset, bullizzato nelle pubblic scool britanniche ma ottimo studente, laurea a Oxford in letteratura inglese, un record di corsa nel nome della Gran Bretagna (le 100 iarde in 9,6 secondi, nel 1966). Poi una lunga carriera politica con vette - cinque anni alla Camera dei Comuni, venticinque alla Camera dei Lord, la candidatura a sindaco di Londra, il seggio al Parlamento europeo - e abissi - l'accusa di spergiuro e di intralcio alla giustizia e infine la prigione- che lui ha trasformato in letteratura. Ecco, la letteratura, un percorso parallelo a tutti gli altri e anch'esso doppiamente romanzesco, negli esiti (più di una quarantina di libri) e anche nelle modalità: la decisione di mettersi a scrivere arrivò negli anni Settanta, dopo essere finito in bancarotta come vittima di un fallimento finanziario canadese. Per ripagare i creditori di qualche centinaio di migliaia di sterline, giocò quella che a molti sarebbe sembrata l'assurda carta della letteratura. Il primo romanzo, Caino e Abele, fu un enorme successo e da allora è riuscito a sfornare un best seller dopo l'altro. Il barone Archer è pubblicato in 97 Paesi e tradotto in 33 lingue. Tutto questo converge, seppure trasfigurato, nella Saga dei Clifton, fornisce alla trama e all'ordito narrativo un sacco di spunti che lo rendono più realistico.

Prendiamo uno dei personaggi più amati, Harry Clifton, che ha ampio spazio anche in questo settimo volume, il quale, provenendo da una famiglia di umili origini, ma facendosi strada attraverso lo studio, arriva a sposare Emma Barrington e quindi a spegnere, almeno in parte, la lotta di classe tra i potenti padroni della compagnia navale e gli umili lavoratori. Harry corre, fa lo scrittore... Insomma alla fine lo stesso Archer ha raccontato qualche anno fa al Giornale: «C'è qualcosa di me in Giles Barrington e tanto di me in Harry Clifton, anche se io non ho mai avuto la sua voce d'angelo. Mia moglie, invece, ha sempre cantato e lo fa tuttora. Era in un coro scolastico prima di entrare a far parte di una corale barocca, imperniata sulla musica di Johan Sebastian Bach, a partire da un coro di Cambridge. Suggerisco sempre agli aspiranti scrittori di scrivere di persone, luoghi, situazioni a loro familiari. Se uno scrittore è a suo agio con ciò che scrive, lo sarà anche il lettore con ciò che legge».

Ed effettivamente Questo fu un uomo è per certi versi il capitolo più riuscito della lunga vicenda familiare, proprio perché Archer, raccontando l'Inghilterra degli anni tra il 1960 e il 1992 entra in quella fase storica in cui lui ha avuto accesso ai gangli fondamentali della società che deve descrivere. Mentre si riannodano i fili delle vicende precedenti, come la misteriosa morte di Arthur Clifton, l'ordito della narrazione acquista tantissimo spessore. Sullo sfondo la Guerra fredda con le sue spie, i successi di Margaret Tatcher, la fine delle grandi aziende familiari risucchiate in un mercato sempre più ampio vengono descritte con grande precisione da chi a quel tavolo ha giocato la sua partita.

E che partita.

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