
Noi stravediamo per Mario Tozzi, geologo televisivo che può contare su un nutrito fan club, da cui l'appellativo «Tozzi Fan». E da sostenitori fin dalla prima ora dei tappi attaccati alle bottiglie di plastica seguiamo con passione le sue campagne eco-ambientaliste. E così ieri non ci siamo persi il promo della prossima puntata del suo programma in cui sostiene che «l'Impero romano è caduto anche per le crisi climatiche».
Non siamo né geologi né storici né divulgatori un tanto al Kilowatt. Quindi ci fidiamo di Tozzi. Anzi, ci ha già convinti. Oltre che per la crisi di valori della società romana, le difficoltà di mantenere l'esercito e difendere i confini, le invasioni barbariche (cioè la mancata assimilazione delle popolazioni di immigrati), le lotte interne per il potere, il calo della produzione agricola e la crisi del commercio - e per Edward Gibbon anche il Cristianesimo - sì, è vero: l'Impero romano cadde (forse) anche per un raffreddamento del clima. Comunque non perché mancavano i pannelli solari.
Però dalla sua ennesima lezione - Quousque tandem abutere, Tozzi, patientia nostra? - abbiamo capito due cose. Uno. Ponendo l'accento proprio su quella causa (ultra secondaria) Tozzi vuole solo rafforzare una narrazione strumentale a una fissazione: la sua. Due.
Se i cambiamenti climatici esistevano nel V secolo senza Euro 5 significa che l'uomo non c'entra nulla.Piano con l'indottrinamento delle giovani generazioni. Comprendiamo l'ansia del prof Tozzi di lasciare un pianeta migliore ai nostri figli. Ma anche lasciare dei figli migliori al nostro pianeta non sarebbe male.