Dai vegani ai carnivori cultura in tutte le salse Roba da indigestione

Quando l'editoria fa rima con friggitoria È un'invasione di cuochi e libri di cucina

Dai vegani ai carnivori cultura in tutte le salse Roba da indigestione

Vedi alla voce: «Cena». Tempo di libri è organizzato - al quarto giorno lo sanno tutti - sulla base di un alfabeto (non sempre intelligibile alla massa), e non poteva mancare la «C». Come cibo. Certo, anche la «M» di mangiare sarebbe andata bene, oppure la «T» di tavola: infatti c'è anche «Tempo di libri a tavola», una sezione dedicata al food, ovvero cibo, pietanze, chef stellati e stellari (anche per i prezzi), ricette, materie prime, preparazioni.

Non che sia una novità, a Torino il food si cucina da anni fra gli stand, del resto quelli che dieci anni fa si sarebbero chiamati ricettari spesso ormai sono i (pochi) bestseller. Quindi, tutti pronti a cibarsi di cultura: settanta fra showcooking e laboratori di cucina in cinque giorni, più un'altra serie di eventi a «Fuori Tempo di libri» (fuori, ma sempre a tavola, vedi alla voce «M» di Milano), in totale quasi un centinaio di appuntamenti per l'appetito del lettore. Su settecento, non è da restare a digiuno.

Non che questo articolo sia scritto per fame, anche in sala stampa i giornalisti sono nutriti gustosamente, di libri e krapfen e panini, anche Matteo Salvini, per dire, ne ha preso uno al salame, ma ecco, alla fiera ci sono anche due cucine, vere, dove si può spignattare oppure ammirare chi è capace a farlo. Per esempio in questi giorni si può (o si è potuto) cucinare un dolce senza usare il forno, imparare a panificare «con la fermentazione spontanea della frutta», ci sono (o ci sono stati) appuntamenti con il tè, le marmellate, le torte volanti, l'inglese in cucina, i dolci nel bicchiere, i mercati della Toscana, le essenze gastronomiche raffinate (Antonella Bondi, Essenze, Leima), le storie in frigorifero (non in freezer, saranno già scongelate), la cucina thailandese, le ricette ispirate alle fiabe, le ricette perdute, il cibo intelligente (smart food, come il phone), quello del passato e quello del futuro, gli ingredienti dell'amore, il cibo che diventa social, quello che addirittura fa perdere peso (Pietro Parisi, il cuoco contadino, lo racconta in Dimagrire viene mangiando, Sperling & Kupfer), le piante da bere per fare un «aperitivo selvatico letterario con bevande che vi sorprenderanno» (e questo si può anche credere); e poi cene con gli autori (Clara Sanchez, Andrea Vitali, Wulf Dorn), aperitivi con i medesimi (per esempio con Achille Mauri, autore di Anime e acciughe, Bollati Boringhieri), degustazioni del tortello amaro e del risotto alla Villimpentese... Vedi alla «O»: Ossessione. Ma no, alla «O» c'è Occhi, qui invece si parla di bocche prosaiche. I sensi sono cinque mica a caso.

A caccia di sensi e di senso, Non è il solito brodo ti garantisce il titolo del libro di Andrea Berton (Mondadori Electa), uno dei vari superchef alla fiera in questi giorni, ma sarà proprio così? Davvero è «Tempo...» di qualcosa di diverso, a tavola? Il dubbio resta. L'incontro con Berton si intitolava «Le due facce della stessa cucina»; la faccia però si può anche pensare che sia una sola.

Questi forse sono discorsi da aridi di stomaco, invece Antonino Cannavacciuolo, super ospite di oggi perché raduna sempre le folle, e qui di folle c'è bisogno ben più del pane (che invece appunto non manca) dice: Mettici il cuore, ovvero il titolo del suo nuovo libro (Einaudi). Ora ragionando «con il rewind», come canta Vasco, Cannavacciuolo era anche il super ospite del Salone di Torino l'anno scorso, dove presentava il suo nuovo (allora) libro, Il piatto forte è l'emozione (Einaudi), ma vabbeh, tu ci metti il cuore, ti emozioni, vedi alla voce «C»: Cuore (no, era Cena), quasi quasi così tanto che ti si chiude la bocca dello stomaco. È qui che arriva, provvidenziale vista l'abbuffata, l'intervento dei vegani. I vegani preparano la merenda in uno showcooking («cantucci buonissimi e facilissimi, e poi li assaggiate ovviamente»), Red e Chiara Canzian raccontano che si può essere Sano vegano italiano (Rizzoli), ci sono il «brunch vegan» e la «Ciotola veg», c'è il Vegan Man Fabrizio Bartoli (Eifis), ci sono le «ricette vegetariane per sentirsi incantevoli». Il risultato è che ti è venuta voglia di assistere agli esprimenti di carne di Dario Bressanini (Scienza della carne, Feltrinelli) o almeno di seguire Filippo La Mantia, che fra l'altro dicono prepari colazioni squisite (Girotondo in cucina, Libreria Editrice Vaticana), perché non sai più a che santo rivolgerti e lui parla proprio di «santi e ricette». Questa, come si intitolava appropriatamente un appuntamento di ieri, sembra «l'invasione dei vegani», e ne parlavano appunto Martina Donati, autrice de Il Mangiavegano 2017 (Newton Compton), una guida e non un invito a papparsi i vegani, che sarebbe reazione smodata anche per dei carnivori sotto assedio, e Leonardo Caffo, che invece si occupava de La vita di ogni giorno (Einaudi), insomma di filosofia, perché il nutrimento è anche (del) pensiero. Ma tu ci metti cuore, come intima Cannavacciuolo, e allora lo dici: c'è anche, a «Tempo di libri», il tempo di ospitare il vincitore di Masterchef, benedetto in tv dallo stesso suddetto Cannavacciuolo, ovvero il giovanissimo Valerio Braschi, Misteryboy (Baldini&Castoldi), come si intitola il libro in cui racconta la sua «idea di cucina», e in effetti ce n'erano un po' poche, in circolazione.

Forse puoi passare a riprenderti dai «Fatti di birra», oppure sperare in Davide Oldani, che domani spegnerà i fornelli della fiera con un invito ottimista: «D'o eat better», che si richiama al nome del suo ristorante (D'o) e in inglese ha un doppio significato, «mangia meglio», ma anche, per assonanza con «do it better», fallo meglio.

Che cosa? Il risotto? Il salone? Ma soprattutto, visto che domani è l'ultimo giorno e toccheranno i bilanci, o forse le bilance: quanti chili si prendono, a «Tempo di libri»? (Ps. Le torte volanti non volavano, purtroppo).

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