David Bowie "profetico" sulla sua morte con la canzone Lazarus

Dopo la sua morte, sul web è già scattata la rivisitazione dei testi di David Bowie. Così c'è chi etichetta come profetico il testo della canzone Lazarus di David Bowie

David Bowie "profetico" sulla sua morte con la canzone Lazarus

Dopo la sua morte, sul web è già scattata la rivisitazione dei testi di David Bowie. Così c'è chi etichetta come profetico il testo della canzone Lazarus di David Bowie: "Look up here, I’m in heaven, I’ve got scars that can’t be seen" ossia "Guardate lassù, sono in paradiso, Ho cicatrici che non possono essere viste". L'incipit della canzone Lazarus lo voleva così: in paradiso. E le immagini che si susseguono nel video non sono da meno: il Duca Bianco è sdraiato in un letto di ospedale intrappolato con occhi bendati in un atmosfera che ha dell'inquietante. Insomma, i segnali sono abbastanza evidenti: sembra proprio che il cantante si stesse preparando a morire.

Nel testo si legge anche una sorta di "consolazione" per tutti i suoi fan, quasi una promessa: "You know, I’ll be free, Just like that bluebird", ossia, "Sai che sarò libero, proprio come un uccello" (letteralmente bluebird vuol dire Sialia, che è, per l'appunto, un genere di uccello). Bowie, che si è spento a causa di un cancro, aveva compiuto 69 anni venerdì 8 gennaio, lo stesso giorno in cui è uscito il nuovo disco Blackstar. Ad anticiparlo, proprio la canzone Lazarus, uscita il giorno prima con tanto di video (diretto da Johan Renk). Secondo il Daily Mail, il direttore di Bowie ha dichiarato che Blackstar, registrato mentre Bowie combatteva contro la malattia, è stato il "regalo di addio" per il pubblico e che l'artista ha fatto della sua morte "un'opera d'arte".

Particolare attenzione viene dedicata alla clip Blackstar, primo singolo tratto dall’album. I dieci minuti netti del videocli, infatti, sono infarciti di immagini fantascientifiche, fatto non certo inusuale per il cantante che, forse più di tutti, ha reso saldo il legame tra musica pop e fantascienza.

Le scene iniziali mostrano una ragazza che scopre il cadavere di un astronauta. Non siamo sulla Terra ma su un pianeta nel cui cielo si staglia un sole nero (la “black star” del titolo). Il ritmo della canzone è sincopato e claustrofobico, sottolineato dalle movenze degli attori e dello stesso Bowie, bendato. Ai riferimenti fantascientifici si affiancano nel video quelli esoterici: viene officiato un rito pagano mentre lo scheletro dell’astronauta fluttua nello spazio. Lo scarno ritmo del brano, con la batteria in primo piano, si apre in una ballata. Bowie non ha più le bende e mostra un libro che reca sulla copertina una stella nera. Cambia il ritmo della musica ma non l’ambientazione da incubo del video. Fanno la comparsa tre spaventapasseri che, mossi dal vento, danno l’idea di tre corpi crocifissi. La solitary candle, citata più volte da Bowie nel testo, è un’enorme candela che si consuma progressivamente.

La parte finale del brano riprende il tema iniziale. Bowie è di nuovo bendato, il rito pagano si completa, officiato da una sacerdotessa circondata da donne, gli spaventapasseri prendono vita e si contorcono dal dolore come se fossero posseduti.

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