Cultura e Spettacoli

"Mio padre deportato...": Del Debbio scoppia in lacrime dalla Venier

Il giornalista e conduttore ha ricordato davanti a Mara Venier la storia del padre che venne rinchiuso due anni in un campo di concentramento

"Mio padre deportato...": Del Debbio scoppia in lacrime dalla Venier

Paolo Del Debbio, giornalista e conduttore di ‘Dritto e Rovescio’, ha raccontato, commuovendosi, a ‘Domenica In’ la storia del padre Velio. Del Debbio è figlio di un deportato che durante la Seconda Guerra Mondiale fu trasferito dai nazisti nel campo di concentramento e smistamento nazista di Luchenwalde, a 60 chilometri da Berlino, dove restò per due anni, fino all’aprile del 1945, quando venne finalmente liberato dagli alleati.

Del Debbio: "400 chilometri a piedi"

Il giornalista ha raccontato a Mara Venier che “gli americani gli diedero da mangiare pian piano. Mio padre pesava 40 chili, rimetteva tutto quello che mangiava perché non era più abituato. Il viaggio per arrivare in Italia è stato fatto su un camion che trasportava frutta e poi su un carro bestiame. È arrivato così fino a Verona e poi venne a Lucca a piedi, 400 chilometri”. L'uomo era stato catturato in Grecia l’8 settembre del 1943 e tenuto prigioniero per due anni, fino all'aprile del '45. Un pianto liberatorio quello del conduttore arrivato alla fine del racconto che ha ripercorso la vita del babbo che, come lui stesso ha ammesso, di quelle cose“ne parlava con grande difficoltà. Come fai a raccontare l’inferno?” ha spiegato Del Debbio.

Venne lasciato solo con mamma

Tutto il paese sapeva che Velio e Alfio, un altro deportato liberato, stavano tornando a casa, e arrivarono il 15 agosto a Lucca: “Non avevano notizie da due anni, per un paesino come quello fu una festa assoluta. Poi arrivò mia mamma e si vide la sensibilità contadina… Andarono tutti via per lasciarli soli”. Ed è a quel punto che l’emozione ha fatto arrivare Del Debbio alla fine della storia con le lacrime agli occhi. Tanto che ha dovuto togliere gli occhiali per potersi asciugare gli occhi con le mani. La Venier ha fatto sentire la sua vicinanza al conduttore con parole colme d’affetto: “Guarda, sto come te Paolo”.

Papà Velio non aveva mai perso la sua dignità durante la prigionia e aveva dimostrato ai nazisti che nonostante la sofferenza la vita è un bene da proteggere.

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