nostro inviato a Sanremo
Lui si definisce un «dittatore senza portafogli». Ma qualche conto lo sa fare. Sì, perché la sua bella voce risuona in questo Festival molto di più di quanto era stato paventato. Che piacciano o meno agli spettatori, le canzoni di Baglioni hanno fatto la storia della musica italiana ed, essendo lui il conduttore, pare naturale che molti suoi brani vengano intonati. Però, qualcuno ha cominciato a fare un po' di conti e a far notare che tutto questo si tramuterà in diritti d'autore. Insomma molti soldi. Per carità, nessuno scandalo, quando uno si prende sulle spalle il Festival ha tutto il diritto di averne un tornaconto. Comunque questi sono i fatti: ieri sera tutti i venti cantanti in gara (sullo schermo divisi in venti quadratini) hanno accennato, alcuni - si racconta - di malumore, un pezzettino del brano scritto da Baglioni come sigla del Festival e intermezzato da quel «popopopopopo» che prende il posto dello storico «papparappapa». Una trovata carina. Che si tramuta, comunque, in diritti Siae. In più ogni sera Baglioni duetta con un super ospite italiano. Ieri si è cimentato con Fiorello in E tu, stasera con il Volo sulle note di La vita è adesso, domani con Antonacci su quelle di Mille giorni di te e di me, sabato con la Pausini, se guarirà dalla laringite, su quelle di Avrai. Emozioni per chi ha vissuto i primi amori con il sottofondo della voce del cantante.
Guadagni sonanti derivanti dal passaggio dei brani sul palco e in tutte le trasmissioni che li riprenderanno. Nulla di male, come non c'è nulla di male che 23 artisti facciano parte della scuderia Friends and Partners, la stessa di Baglioni...
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