Cultura e Spettacoli

La docu-serie su Ligabue. "Mi racconto fino in fondo"

Su Raiplay le sette puntate con Accorsi e altri ospiti: "Ma non vedo l'ora di tornare sul palco..."

La docu-serie su Ligabue. "Mi racconto fino in fondo"

«Sto friggendo nella mia personale padella», riassume Luciano Ligabue mentre parla di È andata così, la docuserie sulla sua carriera (ma anche sulla sua vita) che fa debuttare oggi su Raiplay in attesa di tornare sul palco davanti al pubblico: «La mia stella polare è sempre stata una sola: non posso rinunciare ai concerti, ora sono due anni che non ne faccio e scopro che non era mai accaduto nella mia vita».

Allora è arrivata questa idea: «Abbiamo iniziato a parlarne circa un anno fa e l'entusiasmo è cresciuto passo dopo passo», come spiega Elena Capparelli, direttore di RaiPlay e Digital, autentico motore della «rivoluzione liquida» della Rai. Una sorta di biopic in sette capitoli , quasi a confermare che il 7 è un numero decisivo per Luciano Ligabue: «E difatti ho di nuovo puntato su questo numero proprio come avevo fatto con il disco 7 uscito l'anno scorso».

Capelli un po' più lunghi del solito e forse pure un po' più grigi, Luciano Ligabue non è mai stato a proprio agio nelle interviste rituali con i giornalisti. Perciò, per È andata così, ha voluto come alter ego un vecchio amico, Stefano Accorsi, che proprio ieri ha iniziato le riprese del nuovo film e quindi si è fatto vivo soltanto con un video: «Con Luciano abbiamo provato a raccontare sia le luci che le ombre della sua storia. Tra di noi c'è un rapporto tale che, dopo i film girati insieme (Radiofreccia e Made in Italy - ndr), non avrei problemi a fare altre collaborazioni con lui».

Insomma, Ligabue e Accorsi se la sono «raccontata» fuori da ogni schema, lasciando che parola dopo parola la storia di Ligabue uscisse dalle sue stesse parole: «Con lui ho potuto confidarmi perché, oltretutto, Stefano conosce bene anche l'arte del cazzeggio e ancora una volta si è creata tra noi una gran bella atmosfera». Alla fine da questi sette capitoli (ciascuno composto da 3 episodi di circa 15 minuti) vengono fuori tre decenni della vita di una delle più grandi star della nostra musica leggera, esplosa all'improvviso nel 1990 e ancora più luminosa che mai. «Io parto sempre dal pensiero che le canzoni dovrebbero parlare da sole, ma poi mi rendo conto che è quasi presuntuoso pensarlo»: ecco quale è il punto di partenza di questo biopic che diventa il riassunto riveduto e corretto di uno dei nostri cantautori più popolari. «Tra i tre o quattro aggettivi che mi vengono sempre riconosciuti, uno è riservato. Perciò abbiamo fatto una puntata sulle parti più intime della mia vicenda personale: lutti, separazioni, nuove nascite».

E anche crisi.

«La prima delle mie tre è stata dopo nel periodo del terzo album, quando volevo ritirarmi. Poi alla fine degli anni Novanta, quando ho fatto i conti con le parti oscure del successo e dalla quale sono uscito con il disco Miss Mondo, che appunto raccontava questa cose. Infine la terza è arrivata con Made in Italy, nel quale mi sono calato in un'altra persona, cosa per me estremamente difficile. Non a caso poi ho perso la voce per un polipo alla gola e ho dovuto spostare i concerti per sei mesi». Una situazione estremamente complicata per un cantante: «Pensavo che la mia voce non sarebbe ritornata mai più come prima e potete immaginare con quale difficoltà ho affrontato quel percorso».

Oltretutto, il percorso di Luciano Ligabue da Correggio non è stato proprio lineare, visto che è arrivato al grande successo a trent'anni dopo aver fatto i tanti lavori di chi non ha ancora trovato il lavoro giusto: «Ho lavorato in fabbrica, ho fatto il deejay, poi il ragioniere in una ditta a conduzione familiare dove ero da solo e potevo ascoltare la radio tutto il giorno».

Poi è esploso con il singolo Balliamo sul mondo e con il primo disco omonimo, diventando un punto di riferimento generazionale. «L'arrivo del Covid mi ha impedito di guardare avanti così mi sono ritrovato a guardare indietro alla mia carriera», dice lui prima di affrontare un tema che potrebbe diventare centrale nei prossimi mesi: la tv. «Con la tv ho un rapporto molto forte da sempre. Poi in questi anni, correndo sul tapis roulant, mi guardo quintali di serie», aggiunge sornione prima di rivelare che «negli ultimi minuti di questa serie mi scambio una promessa con Stefano».

Un programma insieme? Chissà.

Commenti