Cultura e Spettacoli

Dossier, spie, censure. Così l'ammiratore Stalin "internò" Bulgakov

Dal 1921 fino alla morte, nel '40, lo scrittore subì le attenzioni del dittatore sovietico. In "Il Maestro svelato" tutta la storia di una persecuzione.

Dossier, spie, censure. Così l'ammiratore Stalin "internò" Bulgakov

Cosa sia la Lubjanka è noto: il palazzo, nella omonima piazza di Mosca, sede dei servizi segreti sovietici, dalla Ceka al GPU al NKVD fino al KGB e, oggi, l'FSB. Cosa accadde lì dentro è altrettanto noto: interrogatori, torture e prigionia dei dissidenti del potere russo e sovietico, fin dal 1918, e in particolare nel periodo staliniano. Così come è noto che da lì passò anche il fior fiore della letteratura russa: Babel, Florenskij, il poeta Kljuev..., ognuno lasciandoci un segreto - quale fu la fine di Mandel'stam? Quale fu la vera posizione di Gor'kij verso Stalin - una confessione, un manoscritto, un diario (come quello sequestrato a Bulgakov...). Già meno noto, invece, è che sul finire dell'era Gorbaciov, sull'onda della Perestrojka, uno scrittore e viaggiatore russo, Vitalij Sentalinskij, riuscì - dopo inenarrabili difficoltà - a costituire una Commissione per indagare sugli intellettuali che avevano subito la repressione staliniana, arrivando a mettere le mani sugli imponenti archivi con i dossier sugli scrittori e i poeti passati dalla Lubjanka. E cosa ci fosse dentro quei dossier - testi di interrogatori, delazioni, deposizioni, registrazioni di autentici processi sommari, persino testi autografi degli autori incriminati e brani inediti delle loro opere - lo abbiamo saputo solo quando Sentalinskij ha iniziato la pubblicazione di una trilogia sulla sua epopea alla Lubjanka (da noi è uscito solo I manoscritti non bruciano, nel 1994 da Garzanti). Offrendo all'occidente due cose: moltissime notizie inedite sulla storia della letteratura russa del '900 e una drammatica testimonianza sui rapporti tra l'arte e il potere.

Ciò che invece fino a oggi era del tutto ignoto al lettore italiano, è il contenuto di uno dei dossier più corposi conservati alla Lubjanka, quello relativo a Michail Bulgakov , e che copre un ventennio: da poco dopo il suo arrivo a Mosca, nel 1921, fino a pochi mesi prima della morte, nel '40: anni di scrittura, di riunioni con amici letterati, di teatro, di delusioni, di pedinamenti da parte della polizia segreta, di soprusi, di minacce... Il tutto è raccontato da Luciana Vagge Saccorotti, studiosa di cultura russa e amica personale di Sentalinskij (che sarà a settembre in Italia, a Pordenonelegge), nel saggio Il Maestro svelato. Bulgakov esce dalla Lubjanka (Gammarò Edizioni, pagg. 174, euro 18).

Ed eccoli, i segreti svelati. Innanzitutto si scopre che l'OGPu, la Direzione politica di Stato, inizia a sorvegliare Bulgakov, considerato scrittore "indipendente", cioè non allineato, oppure apertamente controrivoluzionario - già nel '21, dopo un trafiletto su di lui apparso su una rivista critico-bibliografica: è l'apertura del dossier. Presto iniziano i pedinamenti. Poi le perquisizioni in casa (gli vengono sequestrati tre quaderni del diario, che gli saranno restituiti solo tre anni e mezzo dopo, e Sentalinskij trova alla Lubjanka una copia fatta per sicurezza dai servizi segreti!), viene chiusa la rivista su cui doveva uscire il romanzo La guardia bianca (considerato antisovietico), si passa agli interrogatori (il dossier contiene una breve biografia dettata sotto interrogatorio da Bulgakov nel '26), i suoi lavori teatrali iniziano a incontrare sempre più difficoltà quando è il momento di andare in scena, le opere letterarie vengono bloccate, le riunioni con gli amici scrittori spiate, i permessi di viaggio all'estero sempre negati... ( Sentalinskij sembra pensare che gli anni vissuti in povertà e le censure sono tutte concause della morte prematura dello scrittore).

Soprattutto, il materiale ritrovato - lettere intercettate, appunti dei sorveglianti, relazioni sui suoi discorsi nel teatro in cui lavora - fa luce sul rapporto ambiguo tra Bulgakov e Stalin. Il primo scrive in maniera accorata e decisa direttamente al secondo. E il secondo, pur seguendo da vicino e apprezzando sopratutto i lavori teatrali dello scrittore, gioca con il primo come il gatto col topo: piccole aperture e poi divieti, avvertimenti e complimenti, improvvisi spazi di libertà e severe censure. Come tutti i poteri hanno fatto, sempre, con tutti i grandi artisti. Come scrive Sentalinskij: "L'opposizione al potere inumano e il dialogo con Stalin continuarono fino alla morte, e persino dopo, con la voce dei suoi eroi.

Quando una volta Elena Sergeevna disse, a proposito di qualche manoscritto: - Di nuovo su Stalin?, il marito rispose: - Lo inserirò in ogni piéce".

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