Un ufo è sceso sulla 70esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica proveniente direttamente dal Grande Raccordo Anulare che circonda la Capitale. Un film che non è fiction, non è solo un documentario, non ha attori, ha conquistato il Leone d'Oro. Gianfranco Rosi con Sacro GRA riceve trionfante il massimo riconoscimento che non toccava al nostro paese da quindici anni, da Così ridevano di Gianni Amelio rimasto paradossalmente a secco quest'anno al festival dove ha presentato L'intrepido con Antonio Albanese.
La giuria, presieduta da Bernardo Bertolucci, a cui la platea ha tributato al suo arrivo una standing ovation, ha così rotto uno dei tabù del cinema con la divisione tra film di finzione e di documentario. La scommessa del direttore della Mostra Alberto Barbera di mettere in concorso due «documentari», l'altro era The Unknown Known di Errol Morris, è stata quindi completamente vinta. «Si è rotta una breccia perché il documentario è cinema e può competere con tutti gli altri film, però certo non mi aspettavo né questo premio né che venisse scelto in concorso», ha dichiarato Rosi dopo essere stato accolto da un'ovazione in sala Grande con tanto di figlia piccola ad abbracciarlo tra le lacrime. «Abbiamo dato questo premio con grande entusiasmo - ha poi dichiarato il presidente di Giuria Bernardo Bertolucci - e non mi pare che nessuno dei giurati fosse contrario. Cercavo la sorpresa e il film di Rosi mi ha sorpreso, il suo modo di avvicinare questi personaggi e questi spazi ha qualcosa di francescano, non sono particolarmente religioso ma mi sembra che ci sia una qualità, una purezza che fa pensare a San Francesco». Ora però resta da vedere come risponderà il pubblico che potrà vedere il film in sala dal 26 settembre distribuito da Officine Ubu.
Ma anche tutti gli altri premi che sono stati consegnati nella serata condotta senza intoppi dalla madrina Eva Riccobono hanno proseguito su questa falsariga con le opere più sperimentali se non innovative. Ecco allora il Leone d'Argento per la migliore regia al greco Alexandros Avranas che con Miss Violence ha conquistato anche la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile consegnata a Themis Panou. Sia il regista che l'attore non hanno rilasciato alcun tipo di dichiarazione, forse per loro parla un film senza speranza sulla storia terribile di cronaca con un nonno orco che tiene in scacco tutta la famiglia tra violenze psicologiche e sessuali.
D'altro canto quello dei parenti terribili è il filo rosso che lega quasi tutti i film presentati in un concorso senza pochi spiragli di luce se non quelli rappresentati da Philomena di Stephen Frears che infatti ha conquistato «solo» il premio per la migliore sceneggiatura di Steve Coogan e Jeff Pope. Così il nuovo Premio Speciale della Giuria è andato a Die frau des polizisten (La moglie del poliziotto) di Philip Gröning anche qui racconto di violenze domiciliari. Come il Gran Premio della Giuria che ha visto il riconoscimento del lunghissimo film di Tsai Ming-liang Jiayou che nel raccontare una famiglia miserabile della Taipei di oggi sceglie la strada di una sperimentazione visiva fatta di sequenze con camera di fissa di circa dieci minuti di media.
Quasi muto e parecchio immobile anche il personaggio interpretato da Elena Cotta in Via Castellana Bandiera di Emma Dante che le è valso la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. L'attrice, che lavora principalmente in teatro, ha dedicato il premio al marito, il collega Carlo Alighiero, «con cui - ha detto - abbiamo festeggiato pochi giorni fa le nozze di diamante». A un giovane attore, lo statunitense sedicenne Tye Sheridan, è andato il premio Mastroianni come emergente per Joe di David Gordon Green mentre un altro riconoscimento che guarda al futuro, il Premio Venezia Opera Prima (Luigi De Laurentiis), è stato vinto da White Shadows di Noaz Deshe presentato nella sezione autonoma della Settimana della Critica che per il terzo anno si aggiudica il Leone del Futuro.
Esemplare conclusione di un festival che si rispecchia perfettamente nelle parole
pronunciate dal presidente della Biennale Paolo Baratta: «È stato premiato lo spirito di ricerca della Mostra, con la sua capacità di esprimere autonomia intellettuale, e del coraggio delle scelte del direttore Alberto Barbera».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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