Cultura e Spettacoli

Edmund de Waal I segreti della storia sono di porcellana

Gianluca Barbera

I libri di Edmund de Waal sono delle wunderkammer, delle stanze delle meraviglie. Dopo il prodigioso Un'eredità di avorio e ambra, ispirato a una collezione di minuscole sculture giapponesi (netsuke) passate di mano in mano e ricevute in eredità dall'autore, ecco La strada bianca. Storia di una passione (Bollati Boringhieri, pagg. 416, euro 20, traduzione di Carlo Prosperi). Una storia della porcellana e di quello che è stato il suo impenetrabile segreto (l'Arcanum). Un sogno, un incantesimo, spezzatosi con l'ultimo ordine di porcellana che l'ultimo imperatore della morente dinastia Qing, Pu Yi, trasmise a Jingdzhen (sede delle sue manifatture) nel 1911, al culmine degli sconvolgimenti politici avviatisi con la rivolta dei Taiping, sentendosi rispondere: «Non li sappiamo più fare». E qualche decennio più tardi con il servizio da tè creato per Mao, prodotto il quale «la speciale vena di argilla verrà chiusa per sempre». La rivoluzione comunista dilagava, spazzando via un sapere unico al mondo, capace di dare vita a un'avventura lunga 1500 anni, cominciata con il biancore accecante dei preziosissimi manufatti usciti dagli opifici imperiali di Jingdzhen, ai piedi delle colline di Kao-ling (ricche di epunzè e caolino, «carne e ossa della porcellana»), destinati ad affluire alla corte del Figlio del Cielo. Una passione, quella per la porcellana, che finirà per contagiare l'intero continente europeo, dai primi oggetti importati a Venezia da Marco Polo, nel XIII secolo, alla settecentesca produzione di Messein ottenuta a prezzo della vita dell'alchimista Johann Friedrich Böttger, tenuto prigioniero da Augusto il Forte, elettore di Sassonia e re di Polonia, nel castello di Dresda. Dalla nascita delle sobrie porcellane inglesi (Cookworthy, Wedgwood) a quelle prodotte nel laboratorio di Allach dai prigionieri del campo di Dachau.

Tra gustosi aneddoti e rievocazioni storiche uscite dal pennello di un artista, de Waal, ceramista inglese di fama mondiale e discendente della famiglia degli Ephrussi (dinastia di ebrei ucraini), spogliata di ogni cosa in seguito all'Anschluss, ci racconta in tono colloquiale e pieno di incanto la storia di una millenaria ricerca volta a un ideale di purezza e bellezza.

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