Basta dire brunetta dei Ricchi e Poveri e si accende l'icona di una cantante che trasmette allegria cantando canzoni molto popolari. E anche oggi Angela Brambati (68 anni) sprizza buonumore parlando con il suo accento appena un po' genovese: «Mi piacerebbe fare il clown per bambini», sorride. E anche quando fa i collegamenti con il programma I Sociopatici di Radio2 condotto da Andrea Delogu, Francesco Taddeucci e Fabrizio Biggio, ha quella parlata chioccia e rotonda che si ascolta con il sorriso: «Una collaborazione nata per caso che però mi diverte». Con i Ricchi e Poveri ha partecipato dodici volte a Sanremo in tre decenni diversi, lanciando classici (ad esempio Sarà perché ti amo) e diventando parte importante della storia del Festival: «Ma noi non facevamo mica chissà che cosa, niente vita spericolata, stavamo in camerino ad attendere il turno».
Però la prima volta sarete stati emozionati: era il 1970, eravate quasi debuttanti.
«Ci siamo andati con La prima cosa bella e siamo arrivati secondi. Pensi che quella canzone era stata rifiutata da Gianni Morandi, o per lo meno l'etichetta non gliela fece cantare. E accadde così anche l'anno successivo con Che sarà».
Un successo mondiale.
«Altro secondo posto. La cantammo con Josè Feliciano e ci sono tante versioni in giro per il mondo».
Però la canzone non è vostra.
«No è di Jimmy Fontana e sa come s'è arrabbiato?».
Dicono tanto.
«Tantissimo. Non voleva concedere l'autorizzazione. Poi avrà detto mannaggia!».
E perché?
«Beh, visto il successo che ha avuto quel brano...».
Fino al 1973 avete fatto quattro festival consecutivi.
«Ogni anno eravamo là ma per vincere abbiamo dovuto aspettare la settima volta, nel 1985, con Se m'innamoro, che magari ha avuto meno successo di altri che non sono arrivati alla vittoria. È l'incognita del Festival».
Siete considerati gli Abba italiani.
«Però loro si sono formati dopo di noi eh! Per carità nessun paragone, loro sono bravissimi e, soprattutto, sono stati gestiti molto bene. Noi invece ci siamo sempre barcamenati da soli, a parte quando lavoravamo con Freddy Naggiar. Per affidarsi a un produttore bisogna soprattutto fidarsi».
Ma perché si è creato un legame così lungo tra i Ricchi e Poveri e l'Ariston?
«Beh credo per il nostro repertorio, innanzitutto. E poi perché eravamo bene assortiti non solo vocalmente: una bionda, un biondo, una moretta e un nasone...». (ride - ndr)
La bionda (Marina Occhiena) ha lasciato nel 1981. Ritornerete in quattro?
«Nooooo, ormai siamo in tre da tanti anni. Le divergenze possono anche essere passate ma sarebbe proprio sbagliato professionalmente ripresentarsi con la vecchia formazione».
Però un passaggio a Sanremo potreste ancora farlo.
«Perché no? Lo faremmo di sicuro. Ma Carlo Conti non ci ha invitato e il motivo bisognerebbe chiederlo a lui. Forse hanno un altro progetto, forse quest'anno ci sono già i Pooh, chissà. Magari il prossimo anno».
Sarebbe la vostra tredicesima volta su quel palco.
«Come sono cambiati i tempi dalla prima. Anche grazie al Festival sono diventata la brunetta dei Ricchi e Poveri».
Le pesa quest'etichetta?
«Per la gente significa tutto un mondo ma a volte è limitativo. Dentro di me ci sono tante altre cose, magari più importanti, insomma mi sento più complessa di quello che appare».
Per tanti aveva anche sex appeal.
«Madonna mia, ma pensa tu. E dire che nella vita privata non mi è andata molto bene, ho un figlio di 39 anni ma sono ormai separata dal mio compagno».
Torniamo ai vostri dodici Festival.
«Facevamo una vita ordinata in quella settimana».
Litigi, gelosie, scorrettezze degli altri concorrenti?
«Ma no, niente che mi venga in mente».
A Sanremo non avete mai incrociato Pupo.
«Ma con lui abbiamo fatto tante tournèe, dalla Russia al Canada. Ci sedevamo a tavola a mangiare e poi iniziavamo a raccontare barzellette e alla fine arrivavano anche quelle più spinte... Quante risate».
Su Twitter gli avete chiesto di insegnarvi a diventare social come lui.
«E abbiamo fatto anche un appello alla Pausini. Mi piacerebbe collaborare, magari fare qualcosa per i bambini, che sono la mia passione».
E un nuovo disco dei Ricchi e Poveri?
«Sarà difficile, ormai abbiamo centomila anni (ride - ndr) cosa vuole che facciamo?».I
n attesa di tornarci come ospite, quest'anno guarderà il Festival?
«Io lo seguo sempre ma quelle canzoni mi appartengono sempre meno: oggi c'è proprio un altro modo di fare musica rispetto a quello che mi piace».
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