Sanremo 2014

Fabio impallinato dal fuoco amico dei giornali

Fazio scaricato dai "suoi" news organ non è uno spettacolo edificante. E, solo per questo, bisogna tenere a bada la tentazione crescente di difenderlo, Fabiolo. Più lui della sua socia, ovviamente, che tenerezza non ne fa e non ne può fare

Fabio impallinato dal fuoco amico dei giornali

Faceva un certo effetto ieri mattina leggere le cronache sanremesi delle gazzette che piacciono alla gente che piace. Faceva un certo non so che. Sorpresa e stupore. Perché ora il problema (problema?, non scherziamo) è che lui, Fabio Fazio, improvvisamente, non piace più. E quindi vai con la presa di distanza, con le critiche puntute e il fuoco amico dei giornaloni solitamente allineatissimi e plaudenti. Fazio scaricato dai «suoi» news organ non è uno spettacolo edificante. E, solo per questo, bisogna tenere a bada la tentazione crescente di difenderlo, Fabiolo. Più lui della sua socia, ovviamente, che tenerezza non ne fa e non ne può fare.

Il casus belli (casus belli?, non esageriamo) è il crollo di ascolti della seconda serata sanremese, peraltro ribadito dal tonfo della terza. In prima pagina su Repubblica, Natalia Aspesi accampa le colpe dei «disubbidienti, quei villani che hanno tradito lo spettacolo monstre». Ma è una gag per attaccare «organizzatori e protagonisti del vetusto spettacolo» che di fronte al flop vanno alla ricerca di «giustificazioni un po' dementi... mai prendendo in considerazione che gli errori possano essere nella trasmissione stessa». E giù una lezione di grammatica del varietà e dei dosaggi di alto e basso eccetera. Fino a far fuoco (amico?) su Fazio e sul suo «radioso ottimismo», «i suoi timidi sorrisi, la parola buona per tutti, l'entusiasmo eccessivo per care scemate, l'immancabile duello verbale con la briosa partner, tutta questa soap che anche a Che tempo che fa comincia a sembrare datata...

Forse per Fazio e Littizzetto è arrivato il momento di divorziare, e magari di lasciar perdere Sanremo». Altro che terzo mandato. Meno ultimativo il tono de La Stampa, il giornale di Massimo Gramellini, ospite fisso del salotto del sabato sera. «Si sente nell'aria, pure, una sorta di saturazione nei confronti del duo Fazio-Littizzetto e del ripetuto cliché da vecchia coppia scoppiata e litigarella», scrive Alessandra Comazzi preludendo a una serie di interviste che hanno il tono del de profundis. «Fazio si è baudizzato e tra l'originale e la copia meglio l'originale», sentenza la Gialappa's. «La scenografia mette ansia e distrae il pubblico», è il giudizio tecnico di Agostino Saccà, ex direttore di Raiuno.

Ma l'imputato è sempre lui, Fabiolo, un uomo solo al patibolo, colpevole di aver cavalcato l'onda della nostalgia, «ingrediente che sa maneggiare come nessun altro. Qui però, francamente, gli ha preso la mano», osserva Raffaella Silipo, responsabile Spettacoli del giornale con il quale Fazio sporadicamente collabora. La nostalgia ricorre in tanti commenti come la causa principale dell'insuccesso, insieme all'abuso della bellezza e alla ricerca della sua definizione più che della sua rappresentazione. «Se all'Ariston sento ancora parlare di bellezza metto mano alla pistola», minaccia Aldo Grasso che, pure, non è mai stato un faziano convinto. Tutti addosso, insomma.

Senza provare a chiedersi se, punto più punto meno di share, il Festival stesso sia ancora il rito imprescindibile di una volta.

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