Cultura e Spettacoli

Fabio Volo torna al cinema in “Un Paese quasi perfetto”

Commedia esile ma garbata, dal tono favolistico. L'ennesima innocua rivisitazione di un soggetto già spremuto in pellicole di successo

Fabio Volo torna al cinema in “Un Paese quasi perfetto”

Massimo Gaudioso, che firmò anni fa la sceneggiatura di "Benvenuti al Sud", remake del francese "Giù al Nord", dà alle sale in veste di regista una pellicola, "Un paese quasi perfetto", che appare in qualche modo una variazione sul tema di quelle appena citate. Anche stavolta non si tratta di un soggetto originale ma della rivisitazione di un successo, in questo caso canadese: “ La grande seduzione “. La formula vincente dell'incontro-scontro di due realtà geograficamente e culturalmente diverse è oramai un po' logora, va detto, perché davvero sfruttata fino all'impossibile. Resta il fatto che il film in questione, almeno, si sforza di sfoggiare una comicità gentile e ha qualche interprete in forma.

Siamo in Basilicata, sulle Dolomiti lucane, in un paese, Pietramezzana, il cui nome di fantasia nasce dalla fusione di due luoghi realmente esistenti, Castelmezzano e Pietrapertosa. Da quando ha chiuso la miniera locale che dava lavoro ai capi famiglia, centoventi anime sopravvivono grazie alla cassa integrazione e non hanno altra prospettiva che trasferirsi in città. Ma una speranza di non abbandonare la casa e i luoghi di una vita c'è: se solo si trovasse un medico disposto a trasferirsi tra loro, sarebbe possibile avviare le pratiche per aprire una fabbrica e ridare benessere economico alla zona. Domenico (Silvio Orlando) e gli altri compaesani individuano il candidato in Gianluca Terragni (Fabio Volo), chirurgo estetico milanese messosi nei guai e costretto a una breve permanenza nel paese. Faranno di tutto per convincerlo che Pietramezzana è il paradiso in Terra in modo che resti. Spiati i gusti dell'uomo attraverso telefonate intercettate e indagini sui social network, gli abitanti si organizzano: il cricket diventa lo sport praticato da tutti e il sushi il piatto più gettonato.

"Un paese quasi perfetto" più che una commedia brillante vuole essere una favola italiana di provincia dai risvolti comici e dalla tristezza velata. La storia all'inizio è resa credibile dalla bellezza autentica dell'ambientazione e dal fatto che molti personaggi secondari e figuranti siano interpretati da gente del luogo, anche se poi candore e coincidenze virano il tono del racconto nel fiabesco. Già viste un milione di volte le scenette incentrate su contrattempi, ma almeno hanno per protagonisti, oltre al sempre bravo Silvio Orlando, attori come Nando Paone e Carlo Buccirosso, (peccato soltanto che quest'ultimo inizi a sembrare sempre uguale, film dopo film). Il ruolo della bella Miriam Leone è esiguo: ha pochissime battute. Quanto a Fabio Volo, il mestiere di attore non è quello in cui sembra più a suo agio.

La sua interpretazione di un chirurgo plastico che, per la legge del contrappasso, si ritrova circondato da finzione, è esile ma accettabile e ha, in sostanza, le stesse caratteristiche della pellicola in cui è inserita: di modesta fattura, non ha una particolare originalità o inventiva ma appare genuina e mette in circolo buoni sentimenti.

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