Cultura e Spettacoli

"Faccio raccontare ai miei ospiti il bello della vecchiaia"

La showgirl che presenta "C'è tempo per..." racconta il suo ritorno su Rai Uno

"Faccio raccontare ai miei ospiti il bello della vecchiaia"

Qualcuno stenterà a riconoscerla. Non per l'aspetto; che anzi sembra rimasto quello dei vent'anni. Ma per l'imprevista saggezza con cui Anna Falchi, una volta scatenata discola televisiva, ha moderato la propria spontaneità naif nella misurata conduzione di C'è tempo per , il talk quotidiano sulla terza età con cui, dopo una lunga assenza, è tornata davanti alle telecamere di Rai Uno.

Che fine ha fatto l'imprevedibile bionda a rischio gaffe di una volta?

«Quante ne ho dette! Era l'incoscienza dei vent'anni. Ma quella spontaneità era anche parte di me. Lo capì Pippo Baudo, il mio pigmalione. A diciassette anni arrivai seconda a Miss Italia, a diciotto Fellini mi volle con Paolo Villaggio in uno spot pubblicitario, ma ancora non sei pronta, scuoteva la testa Pippo. L'aria algida da bionda finnica mi rendeva poco empatica, capisce? Funzionerai solo se sarai te stessa. Quando Fabrizio Frizzi mi fece fare una cosetta a Scommettiamo che?, e io la feci pensando solo a divertirmi, Pippo mi chiamò: «Ora sì che sei cotta a puntino! Domai vieni da me». E mi fece fare Sanremo con lui. Era il 1995».

Mentre oggi, in C'è tempo per eccola esprimersi con modi misurati, osservazioni assennate, e solo qualche battuta impertinente, qui e là.

«Oggi mi preparo bene, studio tantissimo. La notte non dormo per quanto sono concentrata. Insomma: ho imparato ad equilibrare la serietà della conduzione col guizzo dell'improvvisazione ironica».

Il programma è dedicato alla terza età. Che rapporto ha con la vecchiaia? Pensa mai a quando sarà nonna?

«Purtroppo i miei nonni non li ho mai conosciuti. Però quando arrivai a Roma a vent'anni mi trovai un amico di 73 anni: il principe Dado Ruspoli. Se vuoi migliorare frequenta persone migliori di te, diceva mia madre. E aveva ragione. Invecchiare dovrà pur servire a qualcosa, no? Così Dado divenne il mio mentore. Quanto alla mia, di vecchiaia... Ci penso, ma senza che mi ossessioni. La vecchiaia fa parte della vita? La vivrò».

Nel vostro programma lei e Beppe Convertini ospitate anche protagonisti dello spettacolo che hanno ormai i capelli bianchì. Chi l'ha colpita di più?

«Lino Banfi, che con noi s'è aperto completamente. Michele Placido, che non voleva essere chiamato maestro. E poi Roby Facchinetti, Novella Calligaris, Marisa Laurito... Ma tutti senza distinzione hanno giocato sulla loro anzianità, parlandone con ironia, con intelligenza».

Quanto tempo è rimasta lontana dalla Rai? E chi è che ha voluto riportarcela?

«L'ultima volta è stata nel 2009. Ma in realtà non sono mai uscita di scena. Ho ricominciato dalla gavetta, sulle tv locali. Perché l'importante per me è lavorare, non importa dove: migliorarsi e nel lavoro dare il meglio di sé. Finchè, per la serie daje e daje, alla fine qualcuno s'è accorto di me: il direttore di Raiuno, Stefano Coletta. E proprio nel bel mezzo della tristezza del lockdown m'è arrivata la gioia sua telefonata».

Lei ha un carattere ottimista, vero?

«Io sono romagnola. Papà conobbe mamma, una biondona finlandese, in un nightclub di Rimini. Così ho ereditato la gioia di vivere di lui unita alla la volontà di ferro di lei. Essere romagnoli fa la differenza, sa? Come diceva Tonino Guerra: è il sale della vita».

E oggi come guarda ai tempi lontani in cui, prima fidanzata di Fiorello e Max Biaggi, poi moglie di Stefano Ricucci, finiva continuamente paparazzata sulle riviste di gossip?

«Quei tempi li ho vissuti intensamente. Anche se il gossip mi ha fatto soffrire. Ma era il segno della popolarità. E poi, se volevi, potevi evitare d'essere paparazzata: bastava evitare certi locali. Oggi invece il gossip è diventato auto-promozione: oggi per essere paparazzati i vip fanno sapere ai fotografi in quale locale andranno. Allora il divismo era ancora costruito sul mistero.

Oggi siamo tutti alla portata di un clic».

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