dal treno Roma-Milano
Ore 10,15. «Sul binario numero uno è in partenza il Frecciarossa Roma-Milano del Cesaroni Day». Annuncio autentico o parodia ferroviaria stile Harry Potter? No: ieri il Cesaroni Day e cioè il treno su cui è salito tutto il cast della popolarissima fiction Mediaset - è partito davvero. Dando semaforo verde alla quinta stagione della serie (sedici serate da venerdì 14) e facendole da locomotiva pubblicitaria a tutto vapore. «Questo treno è come la fiction di Canale Cinque! s'entusiasma Massimo Donelli, direttore in veste di capotreno - È l'incontro di Teano fra il Nord e il Sud! È il simbolo d'un successo trasversale e nazional-popolare!». Già sui binari della stazione Termini di Roma: il logo della fiction è ovunque, dai cestini della raccolta differenziata ai display Arrivi e Partenze; perfino sul poggia-testa dei sedili nei vagoni. Mentre al suono d'una banda che sferraglia (cosa? Ovvio: la sigla Adesso che ci siete voi) i divi della Garbatella sono dati in pasto ai loro fan. «I Cesaroni piacciono a tutte le età! - grida, sballottato dalla folla, Matteo Branciamore - Qui ci sono nonne venute dal mercato come teenager in fuga da scuola!». Per placarne la foga, organizzano foto-ricordo a catena di montaggio: Antonello Fassari in posa e un fan per volta al suo fianco, come davanti al numero 10 di Downing Street. «La quinta serie sarà più divertente, più sfrenata, più folle - promette (o minaccia?)- il direttore della fiction, Giancarlo Scheri - Avremo anche tre speciali con ambientazioni fantastiche, dagli extraterrestri all'antica Roma, e moltissime guest star nei panni di sé stesse: Gigi Proietti, Sergio Muniz, Rocco Siffredi, Rita Dalla Chiesa».
È l'imbarco: una marea di ululanti ragazzine telefonino-munite assalta il vagone numero due, sul predellino del quale Claudio Amendola fronteggia richieste d'autografi e impudichi sbaciucchiamenti. («Vi prego: ormai c'ho un'età!»). Sottobanco gli arriva perfino il bigliettino di una mamma implorante: «Puoi far lavorare la mia bambina?». «Una volta mi scrivevano direttamente le figlie», commenta lui. È felice, Amendola, perché stavolta Giulio riconquisterà Lucia («Ma dovrà sbarazzarsi del nuovo fidanzato col quale si ripresenterà») e perché sta per debuttare nella regia: «Dirigerò La mossa del pinguino, commedia dolce-amara su un quartetto di sfigati Abatantuono, Memphis, Fassari, Leo - sul più sfigato degli sport. Il curling».
Il viaggio prende intanto una piega metà breafing d'affari e metà gita scolastica (goliardia compresa: Scheri si sostituisce alla microfono della signorina degli annunci) perché la soddisfazione è palpabile. «Solo Canale Cinque s'inorgoglisce Donelli - riesce ad aggregare davanti al video milioni di famiglie italiane. Di Cesaroni italiani». Un po' meno aggregati pare siano stati i Cesaroni veri, sul set: «Sì: stavolta la lavorazione ha registrato alcune tensioni ammette Amendola - Io quando lavoro sono un rompi. Ma certi atteggiamenti divistici, certe mancanze di rispetto verso le maestranze, o la produzione, non le tollero». Con chi ce l'avrà?
A Firenze Santa Maria Novella nuovo bagno di folla: sui finestrini dei vagoni piove una gragnuola di sordi colpetti. Grandine? «No spiega un capostazione, stupefatto - Fan che picchiano sui vetri». A Bologna Centrale sale Elena Sofia Ricci: «Oggi mi sento come Sophia Loren nelle partenze filmate dai cinegiornali anni 50!», esclama, riemergendo da un capannello di ammiratrici cinguettanti. Due ore prima era ancora vestita da suora, sul set di Che Dio ci aiuti; ma non è sicura che riprenderà per la sesta volta il treno per la Garbatella. «Questa quinta serie l'ho fatta perché il compianto produttore Carlo Bixio me l'aveva chiesto letteralmente in ginocchio. Io, però, sono allergica alla ripetitività». Secondo lei I Cesaroni avrebbe il merito di ricordare che «anche quando una coppia si sfascia, si può mantenere la famiglia nell'amore». Ma poi glissa sulla notizia bomba (riferita da Amendola): «In una puntata Rocco Siffredi convincerà Lucia a girare un film erotico».
La vera sorpresa di questo viaggio-metafora, infine, è l'arrivo a Milano Centrale. Decine e decine di ragazzini con la cresta, come quella di Niccolò Centioni (Rudi), e di ragazzine con i leggins, come quelli di Micol Olivieri (Alice) emettono gridolini isterici al passaggio dei loro alter ego televisivi. «E chi dubitava dell'affetto dei milanesi? commenta Amendola - I Cesaroni sono romaneschi. Non romanacci.
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