Il "fattore" Contarello. Lo scrittore geniale all'ombra di Sorrentino

Alla vigilia degli Oscar ecco il ritratto dello sceneggiatore bon vivant (e tifoso di Renzi) che ha firmato tanti capolavori del cinema italiano

Umberto Contarello (a sinistra) con Paolo Sorrentino
Umberto Contarello (a sinistra) con Paolo Sorrentino

«Che fai nella vita?». «Lo sceneggiatore». «Deve essere un bel lavoro, di fantasia». «Io non ho fantasia». Sta tutto qui, in un dialogo del dolente romanzo autobiografico Una questione di cuore, lo sceneggiatore con così poca fantasia che questa notte partecipa alla possibile vittoria dell'Oscar per La grande bellezza scritto insieme al suo regista Paolo Sorrentino. Umberto Contarello è lo sceneggiatore del migliore cinema italiano degli ultimi anni ma è anche l'uomo che ha deciso di non nascondersi più dietro i titoli di testa di un film. Può darsi che l'abbiate visto ospite al programma Piazzapulita su La7, magari nella puntata tutta fuoco e fiamme in cui cercava di esprimere delle opinioni a favore di Matteo Renzi trovando un ostacolo insormontabile non in Vittorio Sgarbi ma in Carlo Freccero. Raffigurazione plastica delle anime diverse della sinistra. Per Contarello anche questo endorsement, fieramente portato alla Leopolda con anima, corpo e una cravatta multicolore, è sempre e solo una questione di cuore. La stessa che l'ha portato al confine tra la vita e la morte con l'infarto che però ha dato vita al romanzo pubblicato da Feltrinelli nel 2005 e diventato un film di Francesca Archibugi qualche anno dopo. Dove c'è la sequenza commossa degli amici, Carlo Verdone, Paolo Sorrentino, Daniele Luchetti, Stefania Sandrelli e Paolo Virzì, che vanno a trovare Albanese/Contarello in ospedale, lasciando di stucco il compagno di stanza, il carrozziere interpretato da Rossi Stuart. Proprio come è successo nella realtà a questo padovano, classe 1958, amante della vita da cogliere in tutti i suoi aspetti, non certo ultimi bacco (la sera della candidatura all'Oscar festeggiava all'enoteca Il goccetto al centro di Roma), tabacco (due pacchetti al dì) e Venere... «Io non ho fantasia. E non è facile da spiegare, ma il fatto è che vent'anni fa non sapevo far niente, mi ero laureato in Filosofia perché ero sicuro che non servisse a nulla, poi mi hanno detto che a Roma c'era uno di Padova che aveva messo su una produzione e offriva lavoro». Da lì spunta la parola «sceneggiatore» che «suona lontana e invece è un lavoro normale» perché, gli dicevano, «è una cosa che impari e poi ti fa guadagnare».

Arriva così il primo copione, Marrakech Express di Gabriele Salvatores, firmata con il gruppo di padovani che aveva iniziato a fare cinema seriamente nella Capitale, Enzo Monteleone e, soprattutto, Carlo Mazzacurati. Con l'amico regista, scomparso poco più di un mese fa provocando «un dolore che non ha confine», Contarello ha condiviso l'amore per i cameo con Nanni Moretti (in Caro Diario è l'assistente dei medici cinesi) e quasi tutta la carriera collaborando a Il toro, Vesna va veloce, La lingua del santo, La passione. Nel 1998 il primo incontro con Sorrentino con cui scrive La voce dell'amore sui cantanti neomelodici campani che sfortunatamente non è mai diventato un film. I due marziani a Roma però continuano a collaborare, prima Contarello in Il Divo appare nel cameo di un veemente politico in Parlamento poi, insieme, scrivono l'ambizioso This Must Be The Place con Sean Penn (David di Donatello per la sceneggiatura) per finire ora in bellezza con la pellicola su Roma candidata all'Oscar.

In mezzo l'infarto spartiacque che arriva «come il morso di una carpa sdentata», quella sensazione di «una bocca che mordicchia da dentro, un pugno che si chiude e si apre, proprio come il cuore». Dove ora alberga la «relazione complicata», come scrive su Facebook, con una sceneggiatrice più giovane, Sara Mosetti, con cui ha avuto il figlio Tito nel 2007. Lo stesso cuore che lo porta alla disillusione politica di chi è stato iscritto al Pci fino al 1982 e che rimarrà per sempre «postberlingueriano»: «L'Italia vive un periodo di sostanziale “decadenza”. Non c'è motivo per ambire ad avere in questo momento grandi leader. Bisogna fare i conti con chi siamo e avere richieste proporzionate». Ecco l'interesse per Renzi che a Freccero, nel programma di Formigli, proprio non è andato giù: «Pensavo che Contarello fosse intelligente... da stasera ho i miei dubbi. Se sapevo che era così non vedevo il film». Ma il cuore dello sceneggiatore è ormai indirizzato verso la politica del fare che a sinistra sembra sempre una bestemmia.

Perché l'Italia è come quel gigante, in attesa che qualcuno con le forbici tagli i lacci che la tengono immobilizzata. Le stesse forbici che Contarello ha regalato a Renzi. Che poi il nuovo primo ministro le sappia utilizzare è l'incognita di una sceneggiatura non scritta.

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