In fondo quella dei Coma_Cose sembra una bella storia d'altri tempi. L'ultimo Festival di Sanremo li ha consacrati come la coppia d'oro del pop itlaiano (anche nella vita) e il disco Nostralgia, che esce domani, è uno dei più attesi. Ma fino al 2017 Francesca Mesiano detta California e Fausto Zanardelli detto Lama erano due commessi in un negozio di Porta Ticinese a Milano. Lei arriva da Pordenone, lui dalla provincia di Brescia. Si sono incontrati facendo un lavoro normale, ma avendo una passione straordinaria, quella per la musica, che avrebbe potuto restare solo un passatempo. «Nel giugno del 2017 il nostro rapporto di lavoro si conclude e allora ci siamo detti: perché no?».
Ecco le sliding doors: avrebbero potuto rimettersi furiosamente a cercare un altro posto, oppure dedicarsi finalmente alla propria passione. Buona la seconda. «Abbiamo fatto un patto: fino a settembre facciamo musica, tanto d'estate non troviamo lavoro. Poi vedremo». Pubblicano l'Ep Inverno ticinese e, oplà!, qualcosa si muove: «Quel disco ci ha fatto in qualche modo svoltare». A marzo sono ospiti di E poi c'è Cattelan e subito dopo, passo dopo passo, questo duo guadagna credibilità, pubblico e attesa che sono poi i tre ingredienti per il successo. Per carità, tutto limitato alla scena musicale, agli appassionati che seguono il pop italiano indipendente e sganciato dalla frenesia della comunicazione. Niente grandi numeri, niente copertine.
Perciò, quando i Coma_Cose (l'underscore è decisivo) si presentano a Sanremo, per la maggioranza del pubblico di Raiuno sono praticamente sconosciuti. In sostanza, la sfida perfetta. Per di più la affrontano con la canzone giusta, Fiamme negli occhi, che ha un bel testo («Galleggio in una vasca piena di risentimento/ E tu sei il tostapane che ci cade dentro» ha colpito tanti) e molte letture: «Le fiamme negli occhi non sono soltanto quelle dell'amore», scherza lei alludendo, come è naturale, a un rapporto di coppia profondo, sfaccettato e talvolta infiammabile. Alla fine dell'ultima serata i Coma_Cose sono entrati tra le rivelazioni mainstream lanciate da questo Festival. «Se qualche anno fa mi avessero detto che sarei andato a Sanremo avrei riso di brutto», spiega lui che, incontrando i giornalisti, riconosce la potenza comunicativa del Festival, mentre lei ammette che la musica indipendente italiana «non è più quella di prima e si è molto affievolita». In sostanza è diventata popular.
In ogni caso i Coma_Cose conservano lo stesso spirito, nel senso che «cerchiamo sempre di fare qualcosa di nuovo». Suonavano «urban», un genere musicale nel quale si ritrovano soprattutto hip hop e soul. Ora no. Nostralgia è un disco quasi «concept», come filo conduttore ha una sorta di malinconia che ben si sposa agli arrangiamenti: «La Nostralgia è la nostra nostalgia di chi c'era già prima della diaspora digitale: noi siamo predigitali, ci aggrappiamo al passato per trovare qualcosa di fisico». Quando parlano, Francesca e Fausto sono all'unisono: uno inizia a parlare quando l'altra finisce, senza pausa, quasi fossero sincronizzati. E così sono sul palco, come si è visto a Sanremo, dove (per fortuna) sul palco non c'è stato l'atteso bacio.
«Dicono che siamo i
nuovi Al Bano e Romina? Ci fa ridere, ma magari avessimo una carriera come la loro». Dopotutto gli opposti si toccano e che male c'è se agli eroi dell'indie piacerebbe una carriera come quella degli eroi del nazionalpop?
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