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La favola sul vecchio e il cane ridotta all'osso? Sarebbe stato meglio l'avesse scritta il cane

Il nuovo libro di Michele Serra è stampato in grande ma pensato in piccolo

La favola sul vecchio e il cane ridotta all'osso? Sarebbe stato meglio l'avesse scritta il cane

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Se non ci fosse il nome, non lo sapresti mica se è un nuovo libro di Erri De Luca, o di Eugenio Scalfari o di Mauro Corona o Alessandro Baricco, e questo già lo rende un prodotto editoriale ricco di spunti, anzi di spuntini. Infatti è la storia di un vecchio che incontra un cane e gli dà da mangiare, la trama è tutta qui, le pagine stampate in corpo Veltroni, come un libro di favole ma non per adulti, per bambini scemi.

L'autore è Michele Serra, il titolo è Osso, l'editore è Feltrinelli, ora non potete sbagliarvi. Questo vecchio (chiamato semplicemente vecchio, dargli un nome toglieva valore archetipico alla narrazione), vive nel bosco, e «teneva gli occhi chiusi, ma se li apriva appena poteva vedere gli alberi del bosco ondeggiare alle ventate». Ma dai, pazzesco. Mica è finita qui. «Il muggito del traffico, che normalmente arrivava fino alla casa, come un continua risacca, quel giorno era sovrastato dal rumore del vento». Il muggito del traffico, il vento come una risacca, che poesia. Per non parlare del fatto che il vecchio è guarito da una lunga malattia, «la stessa malattia che aveva messo a letto molte altre persone, atterrandole come steli di paglia». Vento come risacca, traffico che muggisce, malattie mortali come steli di paglia, già qui siamo a livelli pazzeschi. Senza considerare che a un certo punto parla dell'amata nipote, Lucilla, che «ha gli occhi scuri come la notte eppure lucenti come stelle». Che similitudini! Ma uno Strega non glielo diamo?

Per farvela breve a questo vecchio che a una lettura superficiale sembra sempre più rimbambito ma non lo è, capita davanti un cane randagio secchissimo, e il vecchio non sa cosa fare, perché di cani non ne sa niente: «non ne sapeva niente, se non che fanno cacche a pinnacolo o cacche striscianti». Dove lo trovate un vecchio così, che dei cani conosce solo le cacche. Questo vecchio però, a un certo punto, pensa e ripensa, ha un'idea geniale, che non sarebbe venuta in mente a nessuno: dare da mangiare al cane affamato. Come ci sia arrivato non si sa. Però l'ho detto, il vecchio di Serra sembra rimbambito ma è profondo, altrimenti Serra non ci avrebbe scritto sopra un libro. E cosa gli dà da mangiare il vecchio di Serra al povero cane rinsecchito? Sentite qui: «Il vecchio tagliò in piccoli pezzi una cotoletta, perché quel miserabile cane gli era parso sdentato. Mise tutto in una ciotola d'alluminio, spezzò del pane secco, versò su quel guazzabuglio un poco di latte e uscì fuori in cerca del cane». Ora, capisco non saperne di cani tranne le cacche a pinnacolo, ma tu, vecchio di Serra (non mi riferisco a Serra, che non conosco, ma al vecchio raccontato da Serra) te la mangeresti una cotoletta nel latte?

Infatti il cane, che non è scemo come il vecchio (che però è profondo), non la mangia. Fatto sta che il vecchio di Serra aveva l'impulso di dargli da mangiare, e ci ragiona molto, su questo impulso, gli sembra così strano. «Lo chiamano impulso per distinguerlo dai ragionamenti, che sono ben altra cosa. Nei ragionamenti contano l'esperienza, il calcolo, l'intelligenza. Un impulso invece è qualcosa che viene da dentro e passa sopra i pensieri, o forse sotto». Non è chiaro se sopra o sotto, bisognerebbe fare dei calcoli, comunque Serra ci ha spiegato l'impulso. «Diceva, quell'impulso: devi dargli subito da mangiare a questo cane». Non ci ha pensato, gli è venuto d'impulso. Poi ci ha ragionato e gli ha dato una cotoletta nel latte. Un genio.

Comunque, ragazzi, questa storia del vecchio e del cane e della ciotola va avanti per 80 paginette (meno male dai), dove ci sono pure dei disegnini illustrativi, nel caso non capiste, perché il vecchio di Serra è perfino uno scienziato. Ok, pensa ancora che gli uomini discendano dalle scimmie («quando noi uomini eravamo scimmie»), non sapendo che le grandi scimmie antropomorfe sono cinque: orango, gorilla, scimpanzé, bonobo e uomo, e dunque anche Serra e il vecchio di Serra sono scimmie, ma questi sono dettagli. Perché Serra ti dà delle nozioni di neuroetologia che neppure Giorgio Vallortigara, per esempio quando scrive: «Anche i cani sognano. Nessuno ha mai saputo con precisione che cosa sognano, perché i cani non parlano».

Ma davvero non parlano? In realtà neppure scrivono, altrimenti altro che il vecchio e il cane, un qualsiasi cane, potesse scrivere, scriverebbe davvero un capolavoro su un cane e il vecchio rimbambito di Serra.

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