Fazio e Saviano "maestrini" La gente (sul web) non ci sta

Da lunedì il loro show su La7 vuole ridare un nuovo significato "alle parole". E su Facebook fanno riferimenti dotti. Ma il pubblico sceglie altri linguaggi

Fazio e Saviano "maestrini"  La gente (sul web) non ci sta

Sulla pagina Facebook di Quello che (non) ho, il programma della premiata ditta Fazio & Saviano in trasferta su La7, qualcuno lancia la parola «partigiano», con tanto di citazione da Io sono l’ultimo. Lettere di partigiani italiani appena pubblicato da Einaudi. I fan invece propongono «lettone», quello «della nonna. Dormivo nel lettone con lei che m’insegnò le tabelline e a pregare». C’è una dialettica tra i protagonisti dello show più atteso di fine stagione e il suo potenziale pubblico? Lo sapremo solo vedendo le tre serate consecutive in onda da lunedì dalle Officine Grandi Riparazioni di Torino. Ma la sensazione che ci siano due approcci, uno serioso-impegnato, l’altro privato-sentimentale, è più di un sospetto. Per ora, da quello che s’intuisce sul sito di Quello che (non) ho, il pubblico sembra più orientato verso la dimensione privata. «Gatto», per esempio, è la parola che ha raccolto più commenti (17). Più di «giustizia», ferma a 5. Seguono «rispetto», con 14 note, «mare» (8) e «famiglia» (7). Da qui alla fine tutto potrà cambiare, s’intende. Anche perché in chiusura di ogni serata verrà fatto l’elenco di ciò che (non) abbiamo...
Ripetere il successo di un anno e mezzo fa, quando Vieni via con me conquistò punte del 31 per cento, sarà impossibile. Intanto perché, la rete è La7 e non Raitre. Poi perché è completamente cambiato lo scenario politico del Paese. Non c’è più «il nemico» riconosciuto e la contrapposizione lievita-audience. Nell’autunno 2010 quel programma anticipò un cambiamento che era nell’aria. Oggi, la situazione è più articolata. Eppure Fazio ha fatto sapere che sarà «una trasmissione molto politica, senza politici». Tanto per esser chiari, Michele Serra, autore principe della coppia, annuncia che per lui la parola da proteggere è proprio «politica», diventata «sinonimo di intrallazzi e interessi loschi. Invece nasce innocente, carica di buone intenzioni». Francesco Piccolo, un’altra delle griffe del programma, si spende in una lunga citazione da Italo Calvino per spiegare che il suo vocabolo prediletto è «laconico». Mentre Giacomo Papi invita al «silenzio». Insomma, roba seria, roba tosta. C’è da augurarsi che qualcuno si incarichi di sdrammatizzare, come avrebbe fatto Roberto Benigni che, contrariamente a quanto promesso, non sarà presente alla prima puntata. Tanto più che già a Che tempo che fa aveva svelato la sua parola magica (anatroccolo) con annessa spiegazione. Ma il parterre dei venerati maestri del cinema, da Ermanno Olmi a Ettore Scola fino a Pupi Avati, sarà comunque nutrito. Ospiti fisse saranno invece Luciana Littizzetto, padrona di casa nella sua Torino, e Elisa che riproporrà alcune cover del rock (da Bob Dylan a Cat Stevens agli U2).

Insomma, tre giorni di viaggio fra sogni di gioventù, passioni civili e inflessioni esistenziali. Paradossalmente, proprio i due big dello show, sembrano prenderla più leggera. Fazio, al posto di «televisione» o «padre», ha annunciato che la sua parola è «duemila», un numero che per i nati negli anni ’60 simboleggiava un futuro lontanissimo, territorio di fantascienza e sogni compiuti. Saviano invece cita «Super Santos», la marca del «pallone arancione con canalature nere» che gli ricorda l’infanzia passata a giocare a oltranza, anche contro le reprimende degli adulti, quando il pallone finiva su un balcone proibito... Potrebbe essere un Saviano più costruttivo e meno proiettato alla denuncia, quello che vedremo su La7. Rispetto a qualche tempo fa l’autore di Gomorra sembra aver maturato una posizione meno negativa nei confronti del mondo imprenditoriale, sempre considerato per sua natura contiguo alla corruzione. Secondo i savianologhi è stato il dialogo iniziato con il premio Nobel Mario Vargas Llosa a seguito della sua recensione di Gomorra («non è il capitalismo, ma l’Italia a essere corrotta») a fargli cambiare idea. Nella prima puntata il monologo dello scrittore dovrebbe prendere spunto dai suicidi del Nord-est, un modo di raccontare il momento che stiamo vivendo attraverso le storie più drammatiche. «L’antidoto alla crisi è la capacità che hanno le persone di resistere», ha suggerito Saviano parlando con Aldo Cazzullo su Sette.

«Per questo abbiamo deciso di raccontare la dignità delle piccole e medie imprese, di chi le gestisce, di chi le ha gestite e non ce l’ha fatta, di chi combatte per non soccombere e per tener saldo il tessuto economico del nostro Paese».

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