Paolo GiordanoCon una bellezza così non è difficile capire che cosa significasse Silvana Pampanini nell'Italia ancora sanguinante dopo la guerra. Alta. Lo sguardo fulminante. I tratti latini. E un savoir faire che ha conservato fino all'ultimo quando in ospedale si è vezzosamente abbassata gli anni: «Ne ho 85, non 90». Una vera diva. Fu un sex symbol. Un'icona. E una delle donne più desiderate dai potenti di quel tempo. Lei disse di aver amato davvero soltanto un uomo, uno molto ricco e fuori dal suo ambiente che però un mese prima delle nozze. Ma tanti dissero di averla amata, o soltanto desiderata, nel corso di quei circa trent'anni durante i quali fu nei sogni degli italiani e del pubblico di mezzo mondo, specialmente francese e sudamericano. Totò impazzì per lei durante le riprese di 47 morto che parla. Arrivò a mandarle mazzi di fiori in camerino ma non scrisse per lei, come spesso si pensa, il classico Malafemmena (in realtà dedicata alla prima moglie, come confermano i moduli Siae). Ovviamente gli attori non mancano, e di grandissimo livello: William Holden, Tyrone Power, Omar Sharif, persino Orson Welles. Ma pure i potenti dell'epoca non restarono insensibili al fascino di questa donna in fondo solitaria, molto decisa, che non si è mai sposata e non ha mai avuto figli.
Dal presidente venezuelano Jimenez a Fidel Castro e a Faruk d'Egitto, tanti flirtarono con lei (o si disse che lo fecero senza che arrivasse alcuna smentita). Perciò non ha esagerato quando, in un attimo di disincantata autoironia, disse di aver avuto «più proposte di matrinomio che mal di testa». Una frase da donna d'altri tempi, di una classe che non c'è più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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