Il film da riscoprire

Pochi film sono stati stroncati dalla critica snob come Rambo (21.20 Italia 1), girato dal carneade canadese Ted Kotcheff nel 1982 e, manco a dirlo, amato dal pubblico. Anche se arriva in tv per la miliardesima volta, è probabile che raccolga ancora un buon numero di spettatori. Certo, nessuno si azzarda a proclamarlo un capolavoro, come del resto i tre della serie che l'hanno seguito e che gli sono nettamente inferiori, ma è un film che ha un suo fascino. Dunque siamo nel Montana. L'ex berretto verde John Rambo (Sylvester Stallone) entra in città soltanto per mangiare un sandwich. Trasandato e sguardo perso nel vuoto, è scambiato per un vagabondo dall'arrogante sceriffo Will Teasle (Brian Donnehy). In guardina gli fanno il contropelo a suon di pugni, lui si ribella e rende le bastonate con gli interessi. Poi fugge sui monti: elicotteri, poliziotti, guardie nazionali e cani da caccia gli fanno un baffo. E la preda si trasforma in cacciatore, finché ad ammansirlo interviene il suo ex comandante in Vietnam, Samuel Trautman (Richard Crenna). Arrenditi, anche se ti è stata fatta un'ingiustizia. Chi l'avrebbe mai detto? Un film dalla trama addirittura puerile è diventato in breve, ben al di là delle intenzioni degli autori, il simbolo dell'America con gli attributi, oltre che, come detto, un clamoroso successo.

Se psicologicamente è quantomai friabile, sul piano spettacolare ha un'indubbia pur se rozza efficacia: violentissimo, con un ritmo concitato, non concede pausa fino alla stonata chiusa dolciastra, più da Carter che da Reagan.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica