Il film del weekend: "Flight"

Denzel Washington convince nei panni di un pilota di linea alcolizzato nel nuovo film di Zemeckis, un'opera che abbandona presto la spettacolarità a favore di una lenta e appassionata esplorazione dell'inferno della dipendenza

Il film del weekend: "Flight"

Whip Whitaker (Denzel Washington) è un esperto pilota di aerei di linea con il segreto vizio dell'alcolismo. Un improvviso cedimento meccanico durante un volo lo costringe ad atterrare con una stupefacente quanto miracolosa manovra di emergenza. Evitata la strage, solo sei vittime su centodue passeggeri, Whip viene quindi acclamato dai media e dall'opinione pubblica come il comandante eroe; ma in realtà la sua vita quotidiana è ancora in pieno precipitare e completamente fuori controllo per via della sua dipendenza dall'alcool e dell'uso occasionale di cocaina. Quando è avviata un'indagine governativa sulle cause dell'incidente, Whip rischia di essere condannato all'ergastolo per omicidio colposo a causa delle sue compromettenti analisi del sangue.

"Flight" segna il ritorno di Robert Zemeckis alla regia vecchio stile dopo una decina d'anni di sperimentazioni con l'animazione digitale. Nonostante il film decolli letteralmente con un incipit in cui l'azione la fa da padrone, avvicinarglisi convinti di avere a che fare con un action-thriller è fuorviante. Dopo lo spettacolare incidente d'apertura, infatti, il resto del lungo girato è un realistico ritratto dell'abuso di alcool, delle lotte interiori che determina e della solitudine cui condanna.

E' potente, autenticamente palpabile nel film, lo spossessamento di sé di cui è vittima chi è preda di una qualunque dipendenza, ossia delle forme moderne di schiavitù. Denzel Washington sa dare luce alle molte sfumature di un uomo che inganna se stesso prima che gli altri, nascondendo il proprio abisso dietro occhiali da sole e bugie. Zemeckis smaschera la tendenza dell'opinione pubblica e delle istituzioni ad assecondare l'erronea dicotomia eroe/colpevole, quando invece la realtà dell'essere umano vede spessissimo convivere tratti opposti in un unico soggetto; (proprio come in Whip, pilota capace di gesta da supereroe e schiavo alla vista di una bottiglietta di vodka).

A portare una ventata di spasso grottesco pensa John Goodman, qui abbigliato da spacciatore di droga; è un'aggiunta sfacciatamente colorata che vuol stemperare il melodramma. Kelly Reilly interpreta invece Nicole, un personaggio promettente ma che purtroppo fa solo da corollario romantico, da temporaneo carburante spirituale con la sua malinconica angelicità da tossicodipendente redenta.

Se è vero che alcune cose stridono per inverosimiglianza, come l'incredibile tolleranza di avvocato e colleghi di fronte all'autodistruzione del protagonista, è comunque da salvare il memorabile, luminoso e tragico umorismo della scena sulle scale dell'ospedale, con il malato di cancro in piena logorrea. Tra inquadrature interessanti e splendide cover, diamo il bentornato al miglior Zemeckis.

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