Il film del weekend: "Il quinto potere"

Attesissimo quanto deludente film il cui svolgimento nebuloso crea confusione, anziché chiarezza, sul fenomeno Wikileaks

Il film del weekend: "Il quinto potere"

"Il Quinto Potere", attualmente nelle sale, riguarda l'escalation di Wikileaks, la piattaforma virtuale che ha rivoluzionato il modo tradizionale di intendere la divulgazione delle notizie pubblicando on line documenti segreti che hanno trasformato il suo fondatore, Julian Assange, in un protagonista della scena internazionale.

Julian (Benedict Cumberbatch) e Daniel (Daniel Bruhl) mettono a punto un sistema criptato attraverso cui sia possibile inviare materiale strettamente confidenziale mantenendo l'anonimato. Divulgano segreti di Stato in nome della libertà d'informazione e vogliono rendere Internet il luogo deputato a una nuova democrazia. A un certo punto, però, tra i due nascono incomprensioni dovute all'atteggiamento sempre più integralista che Julian nutre per il concetto di trasparenza: per lui diffondere verità secretate è oramai una sorta di religione da professare con ogni mezzo, anche al costo paradossale di mentire. La sua deriva machiavellica incontra la resistenza di Daniel che tenta inutilmente di insinuare nell'amico qualche scrupolo di coscienza dettato dal fatto che rinunciare alla censura, a volte, significhi mettere a repentaglio la sicurezza di molte persone. Data l'inconciliabilità delle diverse vedute, i due arriveranno ad accusarsi l'un l'altro.

Va detto che il film di Bill Condon dà per scontate varie informazioni e quindi, anziché fare chiarezza, finisce col creare confusione in chi non ha già familiarità con questo tema. Tra i suoi limiti più evidenti c'è la poca obiettività derivata dall'essere basato sul libro scritto da Daniel Berg proprio a seguito della sua rottura con Assange. Non stupisce quindi che il creatore di Wikileaks sia qui ritratto come un invasato alle prese con sindrome narcisistica e delirio di onnipotenza, che smarrisce i sinceri propositi di partenza a causa della sua sempre più paranoide e manichea visione del mondo.

Purtroppo la pellicola, non solo non rende giustizia a quanto il fenomeno Wikileaks abbia influenzato il tessuto mediatico e sociale dei nostri giorni, ma neppure sviscera a dovere le premesse ideologiche e le implicazioni morali della battaglia di Assange contro il segreto di Stato. Sull'incompletezza di quanto rappresentato, pesa molto anche il fatto che la vicenda sia ancora in divenire e che molte delle sue tappe più significative siano temporalmente successive alla conclusione delle riprese.

Il regista, che aveva il difficilissimo compito di rendere cinematograficamente l'universo di Internet, ricorre a soluzioni un po' troppo ingenue come il montaggio frenetico per dare l'idea della velocità di trasmissione delle informazioni oppure continue scritte grafiche in sovraimpressione per richiamare alla mente le schermate web.

A salvare lo spettatore e intrattenerlo comunque in maniera piuttosto agile per oltre due ore, pensano fortunatamente le ottime interpretazioni degli attori principali; Cumberbatch,in particolare, nei panni dello scarruffato, enigmatico e controverso Assange, è molto credibile.

Per chi voglia approfondire l'argomento, si consiglia il documentario "We Steal Secrets: The Story of Wikileaks" di Alex Gibeny.

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