Il film del weekend: TED

Dedicato a chi è cresciuto negli anni 80, “Ted” è una sboccata commedia sull’amicizia. La prima ora è di svago, la seconda di noia

Il film del weekend: TED

Boston, Natale 1985: John è un bambino un po’ disadattato che sogna di avere un compagno di giochi, perciò quando riceve in regalo un orso di peluche esprime il desiderio che possa prendere vita. Detto fatto. Il miracolo avviene e i due crescono insieme condividendo tutto. Almeno fino a quando John (Mark Wahlberg), oramai adulto, si troverà a dover scegliere tra la donna che ama, Lori (Mila Kunis), e lo scurrile amico di pezza.

Seth MacFarlane, già autore della serie tv cult “I Griffin”, esordisce alla regia con un film sicuramente originale. “Ted” è una pellicola dall’inizio fiabesco e stravagante, quasi disneyano, che vira presto verso la satira per adulti. Affiancare un personaggio giocattolo ad attori veri in una commedia tradizionale è sempre una sfida, ma mai rischiosa come in questo caso in cui il gadget animato ha una spiccata propensione al turpiloquio e abitudini viziose variamente assortite quali alcool, sesso mercenario e spinelli.

L’orsetto parlante che dà il titolo al film, è volgare, rozzo e scortese; è un donnaiolo e un perdigiorno che ha una pessima influenza sul suo amico John, trentacinquenne dalla personalità infantile. Ted è, a modo suo, socialmente integrato; ha un passato da ex celebrità di media grandezza caduta nel dimenticatoio e che si è dovuta reinventare una vita affrontando gli stessi problemi di qualsiasi persona reale, non ultimo trovarsi un lavoro.

Tecnologia e bravura degli interpreti in carne e ossa, rendono davvero credibile e convincente il concentrato di gag politicamente scorrette. Lo sguardo mezzo addormentato indossato per l’occasione da Mark Wahlberg dà l’idea di chi non ha nessuna intenzione di svegliarsi nel mondo degli adulti. Quanto a Giovanni Ribisi, la parte dell’allucinato che vuole avvicinarsi al suo idolo d'infanzia gli calza a pennello. Più trascurabile l’apporto al film di Mila Kunis; sempre bella ma, con quegli occhioni enormi bamboleggianti che si ritrova e pure amplificati dal trucco, appare meno umana anche dell’orso Ted. Il copioso incasso maturato nei box-office americani ed europei pare dovuto più che alla statura, ammettiamolo modesta, del film, alla complicità e familiarità sviluppate con il pubblico in sala: le donne tendenzialmente provano empatia per la tollerante e paziente Lori e molti uomini, purché autoironici, per l’avversione alle responsabilità di John.

Pur sfumando con maestria tenerezza e cinismo, questo film non ha molto da offrire se non qualche sguaiata risata e purtroppo perde smalto nella seconda parte, arrivando letteralmente ad

annoiare. Da sapere che molte delle situazioni demenziali, oscenità varie e parodie cinematografiche sono qui a uso e consumo di un particolare pubblico di riferimento, quello di chi è stato adolescente negli Anni 80 e 90.

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