Un (folle) disco e poi basta Ecco le vere meteore del pop

Da Skip Pence e John Manning ai «pazzi» La's la storia della musica è piena di carriere interrotte

Un (folle) disco e poi basta Ecco le vere meteore del pop

Skip Spence era il Syd Barrett americano. Forse era meno geniale del leader dei Pink Floyd, senz'altro meno famoso, sicuramente ugualmente pazzo e malato con la sua schizofrenia paranoide grave. Fondatore dei lisergici Moby Grape (in un impeto di follia tentò di uccidere i compagni di band armato di ascia) e primo batterista dei Jefferson Airplane, ha inciso un solo album, il folkeggiante e psichedelico OAR, uno dei dischi meno venduti della storia del rock che oggi è oggetto di culto e online - conteso dai collezionisti - costa minimo 900 dollari. Un disco splendido, inciso sotto l'influsso di tonnellate di Torazina che gli veniva somministrata in ospedale: un disco del 1969 che è rimasto il suo testamento e canto del cigno. Ecco, Skip Spence è il simbolo di One Shot Band, il libro di Paolo Gresta (Arcana, 174 pagg, 16 euro) che racconta le storie di band, solisti, visionari e sognatori «con idee (spesso) geniali e un solo disco alle spallle», come recita il sottotitolo. Gente come John Manning, di cui non si sa quasi nulla, nemmeno il luogo e la data di nascita, che nel 1971, in pieno boom del folk e della West Coast, pubblicò il delicato White Bear (un incrocio tra Tim Buckley e Nick Drake) prima di sparire nel nulla. Tra queste meteore c'erano band che per definizione aborrivano il successo e le regole del music business. Come The Hampton Grease Band, che saliva sul palco (aprendo i concerti di gruppi importanti come gli Allman Brothers) proponendo un guazzabuglio di suoni (erano una brutta copia del Frank Zappa più sperimentale) improvvisando anche improbabili duetti tra una chitarra e una motosega. Imprevedibilmente piacquero alla Columbia che stanziò (nel 1971) l'incredibile cifra di 75mila dollari per pubblicare Music to Eat, un titolo un programma. L'unico posto dove il disco fu ascoltato, fu l'ufficio del padre del leader della band, Glenn Phillips, che un giorno la propinò a tutta l'azienda.Rock violento, punk ante litteram, atteggiamenti che spinsero uno sconvolto come Pete Townshend a dire che i John's Children erano dei «pazzi folgorati». Un giorno, persisi in un Parco Nazionale del Galles, tirarono fuori la batteria e con un assolo tonante fecero scappare tutti gli animali del circondario. Il loro unico Lp, Orgasm, concentrato di virulenza, è stato registrato come fosse dal vivo, con sovraincise le urla dei fan dei Beatles. Più fuori di così...Gli inglesi LA's, con la ballata pop There She Goes, arrivarono persino al numero 13 della classifica dei singoli, e aprirono la strada al Brit Rock dei Blur e degli Oasis. Però erano troppo puri, o troppo fuori di testa e boicottarono il loro primo e unico album (dall'omonimo titolo The LA's) invitando i fan a non acquistarlo. Secondo il leader Lee Mavers le canzoni erano state edulcorate e modificate in fase di produzione dal mago dei produttori (quello degli U2 tra gli altri) Steve Lillywhite. Nell'elenco c'è anche qualcuno che proprio sconosciuto non è, come Kim Fowley, che tra album suoi e dischi prodotti ha venduto più di 100 milioni di copie e che un giorno, con una parte dei Them (la gloriosa band di Van Morrison) mise sul mercato, in un pomeriggio di cazzeggio Them Belfast Gypsies dell'omonima band, in un lavoro un po' dissacrante, un po' autocelebrativo. Hanno fatto un disco solo, d'accordo, ed erano poco noti, ma è difficile piazzare in questo elenco i Rising Sons di Taj Mahal e Ry Cooder, così come i Modern Lovers del pioniere del r'n'r Jonathan Richman.

Al vostro giudizio la presenza di Sonny Bono, il compagno di Cher, che fu un asso del pop e ha guadagnato milioni di dollari, ha inciso un solo disco solista, di rara bruttezza, dal titolo Inner Views, album-meteora che è meglio dimenticare.

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