Fuoco e fede In «Waco» rivive l'assedio ai Davidiani

Matteo Sacchi

Un ranch nel mezzo del nulla texano. Dentro una setta, armata sino ai denti, con il suo santone: David Koresh. Fuori prima gli agenti della dell'ATF (Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms), poi dell'Fbi e addirittura gli uomini della Delta force con i carri armati. Un assedio durato 50 giorni (28 febbraio-19 aprile 1953) e terminato con un furibondo rogo in cui morirono 76 persone tra cui una ventina di bambini e due donne in cinta.

Questi i fatti terribili avvenuti nei pressi della cittadina texana di Waco e su cui gli Usa si sono interrogati per anni. La tragica fine della setta dei Davidiani si pone, infatti, all'incrocio di tutto quello che rende grandi ma anche tremendi gli Stati uniti. Tra libertà religiosa e delirio messianico, tra sogno di una vita migliore e traffico di armi (i Davidiani avevano più di 350 fucili automatici), tra l'efficienza della polizia federale e il dubbio di un ricorso eccessivo all'uso della forza che sfocia nel disastro.

Tutti temi che potrete ritrovare, sviscerati molto bene, nella mini serie Waco, in sei puntate, che andrà in onda da sabato su Paramount Network (canale 27 del digitale terrestre), in prima assoluta per l'Italia. Alla base della fiction le testimonianze di David Thibodeau uno dei pochi davidiani sopravvissuti all'attacco e di Gary Noesner negoziatore dell'Fbi che cercò in vano di impedire esiti cruenti.

La serie non fa sconti, né alla follia religiosa dei davidiani né agli errori delle forze dell'ordine incapaci di capire

la situazione. In risultato è un ritratto corale che indaga, senza falsi moralismi molti temi che ancora oggi influiscono pesantemente sulla vita americana. Bravissimo Michael Shannon nella parte del negoziatore Noesner.

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