Cultura e Spettacoli

Furti, stupri, omicidi tutto è lecito nel giorno del giudizio

In Usa un nuovo regime dà diritto, una volta l'anno, ad essere violenti. "The Purge", un film che farà discutere

Furti, stupri, omicidi tutto è lecito nel giorno del giudizio

Il dilagare della violenza e dell'(ab)uso delle armi, negli Stati Uniti, ha trovato, nella filmografia, molti spunti di riflessione. In questo particolare filone si colloca l'interessante thriller The Purge che, da giovedì, sarà nelle sale italiane con un titolo, La notte del giudizio, che ben riassume le dinamiche della trama. Fosse uscito al di fuori della penalizzante stagione estiva, questo film, per la sua particolare idea di base, avrebbe provocato, probabilmente, dei dibattiti all'interno delle pagine culturali dei quotidiani. Invece, rischia di passare sotto silenzio. Scritta e diretta da James DeMonaco e interpretata da un sempre convincente Ethan Hawke e dalla star de Il trono di spade, Lena Headey, la pellicola è ambientata in un futuro distopico non così lontano, in termini temporali, dal nostro.

Siamo, infatti, nel 2022 e, in America, il governo, come lo conosciamo noi, è stato sostituito da un nuovo regime formato da i Nuovi Fondatori d'America. Che ha portato notevoli benefici all'economia statunitense. Il tasso di disoccupazione è sceso all'1% mentre quello di povertà è solo del 5%. Il dato più significativo, però, è quello della violenza, con un tasso di criminalità nullo. Merito del nuovo 28esimo Emendamento che sancisce il diritto di ogni cittadino americano di essere libero, per una notte all'anno, di poter sfogare la propria rabbia e violenza, represse nei restanti 364 giorni. Per dodici ore, dalle ore 19 del 21 marzo alle ore 7 del 22 marzo, ogni crimine è legalizzato. Si può picchiare, rubare, stuprare, torturare, sparare, uccidere senza correre il rischio di essere incriminati. Polizia e autoambulanze non possono intervenire, rendendo ancora più ardua la sopravvivenza. Uno sfogo (The Purge, appunto), una sorta di purificazione catartica legalizzata che nasconde, dietro, uno scopo ben preciso. Eliminare, di fatto, coloro che rischiano di più e che sono più «nocivi» all'economia: poveri, deboli e chi non si possa permettere armi di difesa o, meglio ancora, abitazioni con sistemi di sicurezza sofisticati. Insomma, lo scontro di classe legalizzato, portato all'estremo. In questo scenario, chiunque può scegliere se partecipare alla caccia all'uomo o starsene rinchiuso nella propria abitazione.

La famiglia Sandin è ricca. Approva lo «sfogo» ma non vi prende parte perché lo considera troppo barbaro. James progetta difese blindate che ha venduto in tutte le case delle famiglie borghesi della zona. Delle «Panic House» a prova di intrusione che, però, possono avere delle falle. Umane. La figlia, infatti, fa entrare in casa sua, di nascosto, il fidanzato che, allo scoccare delle 19, con la scusa di voler parlare con il padre di lei per dichiarare il suo amore, in realtà rivela il suo scopo omicida. Nel frattempo, il figlio più piccolo, impietositosi davanti alle grida di un reietto di colore bisognoso di aiuto, lo fa entrare in casa. I suoi carnefici, però, giovani appartenenti alla «bella società», lo reclamano alla porta. «O ci date lui o uccidiamo tutti voi». Fino a che punto è giusto sacrificare la vita di una persona per salvare la propria famiglia? È uno dei temi del film. Non solo, però, perché il gioco al massacro coinvolge anche persone insospettabili o vicini all'apparenza cordiali. Di chi ci si può realmente fidare?

Come si può facilmente intuire, il plot di DeMonaco diventa spunto per varie riflessioni sociologiche, economiche e antropologiche. Peccato che lo sviluppo dell'idea di base, convincente all'inizio, finisca per arenarsi su alcune scelte di regia e sceneggiatura elementari, scontate e poco credibili, che fanno calare, questo sì, il tasso di tensione e paura. I personaggi non sono empatici, i cattivi non terrorizzano e il finale è discutibile. Poco male. Che in agosto esca un film così carico di suggestioni è già una notizia.

O un'occasione mancata.

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